Luce di fine agosto
A fine agosto quando arrivano le sei del pomeriggio un fresco alito di vento solletica la pelle nei pressi del costato. E allora capisci che qualcosa è cambiato. Guardi verso i monti e cerchi il temporale. Che non ti piace. O, meglio, a giugno non ti piace, a luglio non ti piace, ma a fine agosto, quando quella brezza penetra i tessuti e le donne sono deste a proteggere il corpo in un golf, allora un temporale è la cosa migliore che ti puoi aspettare. Già, perché l’alternativa pare anche peggio. Eppure lassù tutto tace. C’è un albero davanti a te. Guardi le foglie. Sono ancora verdi. Però un paio sono a terra. E poi quella luce.
A fine agosto il cicaleccio è finito da un pezzo. Le ultime cicale cantano il 16 agosto. Per S. Rocco. Poi basta, del loro frinire non rimane traccia. Svernano, gozzovigliano, si godono il bottino estivo. Se ne vanno da qualche parte,
A fine agosto le donne sono più belle. Forse non ti riesce di amarle perché la luce ti inquieta il cuore e la mente da sola non ha il coraggio. Ma tu le guardi e le trovi meravigliose.
Altri uccelli prendono il posto delle cicale sul palco della natura. Più che cantare sembra che suonino una chitarra slide. Non c’è niente di più nostalgico di una chitarra slide. E poi quella luce.
A fine agosto le donne sono più belle. Forse non ti riesce di amarle perché la luce ti inquieta il cuore e la mente da sola non ha il coraggio. Ma tu le guardi e le trovi meravigliose. Le donne hanno ognuna un odore differente. Quando l’estate finisce anche il colore le distingue. Talvolta è una sfumatura delle pupille, tal’altra lo si nota ai lati degli occhi, dove la pelle è più rilassata e forma ombre dentro le quali vorresti navigare. La fronte risplende, lo sguardo ripercorre ciò che è stato. È quella luce a renderle nostalgicamente belle.
Non ho mai capito il motivo per cui nei negozi di abbigliamento una luce albina ti investa di fronte agli specchi. A quella maniera si risulta tutti uguali. Quanta paura c’è oggigiorno della diversità. La luce d’agosto è differente, i raggi lambiscono la pelle senza aggredirla e i ricordi ancor freschi si riverberano in infinite gradazioni di giallo. E ognuno vedrà quella luce in modo differente, a seconda dell’estate che ha vissuto o che avrebbe voluto.
È calda la luce d’agosto, figlia della combustione di immagini e emozioni di una stagione in cui tutto è atteso, veloce, spolpato. Ricordi che devono essere mondati da tristezza, nostalgia, frustrazione. Sensazioni che devono bruciare affinché le zavorre vengano incenerite e tutto possa ricominciare.
E la luce di fine agosto è lì a ricordarcelo pizzicandoci le gote e tuffandosi nelle pupille e ancor più giù.