Psiche scrive ad Eros
Amo’
Ti scrivo questa lettera per dirti che sono stanca di vivere il nostro rapporto nella clandestinità, stanca dei nostri incontri nei rifugi più disparati: le vecchie barche ormeggiate negli angoli più bui del porto, la fatiscente casetta ai piedi del Monte Pellegrino visitata solo dai topi, la sacrestia della chiesa sconsacrata di San Matteo ed altri svariati e inospitali ostelli che ti inventi di volta in volta.
All’inizio della nostra relazione mi era sembrato fantasioso questo modo di incontrarci, quasi un infantile ritorno al gioco del nascondino, un capriccio per rendere più malizioso il nostro desiderio di fare l’amore, una parodia di avventure cinematografiche d’antan. Ma in seguito ho capito che tutto quel trambusto, quell’arrovellarsi alla ricerca del più improbabile luogo segreto erano generati solo dalla necessità di non farti scoprire in mia compagnia. Tutto quel trambusto, quell’arrovellarsi alla ricerca del più improbabile luogo segreto erano generati solo dalla necessità di non farti scoprire in mia compagnia.
E da chi, poi? Nientemeno che da tua madre! Neanche fossi stato un imberbe ragazzino o un minorato psichico incapace di intendere e di volere che una malafemmina voleva traviare.
Tutto questo è diventato insostenibile. Da quando, poi, ci si sono messe anche le mie sorelle, le cose sono precipitate.
Le due fanciulle, felicemente sposate con due signorotti di buone e facoltose famiglie, che mi hanno sempre invidiata per la mia bellezza, adesso hanno preso a schernirmi perché, nonostante sia la più avvenente delle tre e abbia fin da ragazzina proclamato che sarei stata la prima a catturare il Principe Azzurro, mi sono ritrovata impaniata in una sorta di fidanzamento occulto che nessuno crede reale.
Ho provato a sfatare questo maleficio prendendo la risoluzione di affrontare la tua genitrice e rivelarle quello che tu le hai sempre taciuto. Ma quando mi sono presentata a Donna Venera Carlisi, sovrana di un piccolo feudo in contrada Paradiso, alle falde del monte Elicona, ne ho fatto le spese.
La gran dama è nota da quelle parti per il suo fascino e per il suo carattere altezzoso e vendicativo e le sue maniere di risolvere le questioni sono ormai diventate leggenda.
In breve, come del resto sai, la tua signora madre, grazie alle relazioni che intrattiene con i boss della contrada Paradiso, ha smosso le carte ed ha ottenuto di farmi trasferire nell’Inferno di una scuola allocata alla fine del mondo civile. La nostra è stata una storia che non riesco a definire.
Dopo sei mesi, vinta dallo sconforto, ho lasciato il lavoro.
Ora, dopo un ulteriore tentativo di portare il nostro amore verso una ragionevole e umana condizione, ho deciso di lasciare anche te.
La nostra è stata una storia che non riesco a definire. In principio è stato un sogno, poi è divenuto un incubo dal quale finalmente mi sono liberata. Addio, amore oscuro, ora mi attende la luce.
La tua ex, Psiche.