Il volo di Bianchina
Aveva più volte provato a librarsi leggera.
Aveva sognato di andare… con le ali spiegate, insieme ai gabbiani, sul mare.
Bianchina saliva… saliva… su travi, mattoni e scalini, sempre più in alto, sempre più su.
I piccoli occhi guardavano oltre il recinto che la circondava.
Poi si posavano su colli e vallate e sull’orizzonte lontano.
Scrutavano candide ali di uccelli possenti, e il loro librarsi felice nell’aria.
Aveva sognato di andare, con le ali spiegate, insieme ai gabbiani, sul mare.
Allora stendeva anche lei le piccole ali, e provava… provava…
Ma il corpo era greve e il volo finiva su foglie ingiallite e su sterpi insecchiti dal sole.
Sorelle ed amiche le andavano incontro.
Le stavano accanto e con teneri colpi di becco, cercavano di rallegrarla con gaio chiocciare.
Il tempo corre veloce e fugge lontano.
Non tende a nessuno la mano.
Procede sicuro lungo il cammino che, a volte, vorresti fermare.
Sfida anche i sogni, e vince ogni ardore di chi non ha fiato.
Tra maglie di rete, Bianchina fissava il suo cielo.
Ma gli occhi si erano spenti, annebbiati da un velo.
Il passo era goffo e pesante, e adesso, più fiacco e insicuro.
Le piccole ali si aprivano ancora, e il loro fruscio riusciva talvolta a duellare col fischio del vento.
Il tempo procede sicuro lungo il cammino che a volte vorresti fermare.
Puntuale, qualcuno, al mattino, le dava da bere e mangiare.
Chiamava per nome… Bianchina…!
Lei ripensava alla gioia di tutta una vita e di quando era dolce e soave porgere in cambio, i suoi doni.
Adesso intuiva un legame sfumato, che il tempo mutava in pietà.
Era solo una vecchia incapace.
Avrebbe voluto beccare qua e là, e ancora chiocciare, ma nel suo pollaio riusciva soltanto a vedere un unico chicco di grano.
La voce amorevole e calda l’accarezzava, le ridonava energia, e allora Bianchina prendeva a ruotare.
Con le ali spiegate, tracciava dei cerchi attorno a se stessa.
Sembrava rapita da un vortice d’aria.
Forse era gioia, forse follia. Forse il pensiero giocoso di chi si da pace.
È matta! Pensarono in molti.
Nel chiaro mattino d’un giorno d’estate, qualcuno la vide salire, con le ultime forze, sempre più in alto.
Come in un sogno incantato, il suo corpo svettava leggero al di là della rete.
Due candide ali portavano il peso d’un sogno smarrito.
Sane e possenti le sue remiganti fendevano l’aria e tracciavano vie luminose nel cielo.
L’acuto garrire di mille gabbiani seguì la sua scia verso il mare.