Progresso. Una parola sulla quale avevamo le idee chiare.
Progresso. Una parola sulla quale avevamo le idee chiare. Che voleva dire?
Stare meglio, affrancare l’umanità dalla fatica, curare le malattie, purtroppo fare anche guerre più efficaci e mortali. Voleva dire avere diritto a una vecchiaia migliore, a una infanzia senza sfruttamento, cibo più abbondante e tutto ciò che ancora può venire in mente.
Ma questi concetti in qualche modo, in forma sottile, sono stati soppiantati da una visione tecnologica del progresso.
Certo ci sono anche i temi sociali: la lotta alla povertà, alla guerra, la ricerca dei diritti. Ma se si parla di progresso la mente identifica subito qualcosa di informatico, di tecnico, di scientifico.
D’altra parte nel campo dei sentimenti, delle passioni, delle ambizioni dei vizi e delle virtù, non c’è stata molta innovazione nei millenni. Facciamo le stesse cose di prima ma con tecnologie nuove.
Ma in qualcosa arretriamo. E’ noto che negli ultimi millenni il cervello umano ha perso un dieci per cento di volume, ma non per questo è diventato più stupido.
Anzi si è evoluto in senso della sofisticazione e della efficienza. Prima aveva troppi problemi per la sopravvivenza e doveva saper fare molte cose a partire dall’accendere il fuoco, cacciare e sfuggire ai pericoli.
E ora? Siamo degli incapaci, senza strumenti efficaci, senza benzina, senza gas e senza elettricità siamo persi. Alla minima mancanza si intravede il collasso.
Pensiamo alla disperazione per la perdita di un telefonino se non si è fatto il “back up” (archivio sa di poco) dei numeri. Eppure non sono passati molti anni da quando li ricordavamo quasi tutti a mente o disponevamo di una agendina fitta di scritte e di correzioni.
E il declino dell’abilità nell’uso del cambio in auto? I signori e le signore con la memoria più lunga sanno quale fosse l’abilità nel realizzare la “doppietta” con una 500 Fiat per scalare le marce non sincronizzate.
Ora le auto possono farlo da sole. E tra poco, negli Usa sono già in circolazione, non ci sarà neppure bisogno di guidarle. E quelle che parcheggiano da sole? Quanti sono caduti all’esame di guida proprio per il parcheggio? Senza dimenticare la tecnologia nelle case e in particolare in cucina. E alle olimpiadi è stato un successo il piccolo robot che riportava indietro i giavellotti.
E quindi piano piano il cervello si ritira rinunciando a funzioni che non deve più svolgere.
Ma non ci sarà nostalgia per queste perdite. Forse in qualche racconto fintamente di rammarico.
Ma nessuno rinuncia alla minor fatica e al minor impegno, delegando a macchine e circuiti compiti un tempo esclusivamente umani.
L’antropocene della pigrizia.