Era proprio necessario?
Da qualche parte ho letto una frase sul cambiamento in cui l’autore diceva che non ci si rende conto di quanto esso sia necessario finché non avviene. Due anni fa avrei letto e avrei sorriso, ignara del fatto che stessi capendo solo a metà. Due anni fa non avrei nemmeno saputo che la mia comprensione della frase fosse solo parziale. Soltanto oggi ci ripenso e capisco quanto sia vera.
Non potevo capire come essere lontani da casa fosse necessario per guardare i miei affetti in un’altra luce. Più pura, più leggera. Non sapevo che fosse necessario fare tante piccole cose ogni giorno per avere tutte le comodità di cui ero automaticamente provvista a casa. Tra queste troviamo l’incombenza di fare la spesa, pensare ai vari pasti, lavare i panni in tempi ragionevoli senza aspettare di restare senza, trovare del tempo per occuparsi della casa evitando di essere sepolti nella polvere di tutti i miei “Lo faccio domani” e, infine, trovare del tempo per mostrarsi attivi e pronti a fare dei nuovi amici.
Era necessario apprendere altri modi per amare, per snodare l’affetto che ha saputo moltiplicarsi per poi sbriciolarlo nelle pieghe della terra che mi separa da loro.
Mi mancano sempre, rispondo composta. Non dico nulla di più, perché chi lo sa non domanda. Come spieghi che ti mancano nei momenti più strani, quando una musica o l’odore di un frutto ti riportano a casa? Come glielo spieghi che hai imparato a fare del concetto di Casa una sensazione che ti porti addosso? Non hai più bisogno delle quattro mura o di un luogo geografico perché sai che altrimenti non ne esci più. Era necessario apprendere altri modi per amare, per snodare l’affetto che ha saputo moltiplicarsi per poi sbriciolarlo nelle pieghe della terra che mi separa da loro. E, peggio ancora, come lo spieghi a chi critica i tuoi familiari per averti fatta addirittura partire?
Chi conosce davvero le tue ninna nanna impara a decifrare i tuoi suoni e i tuoi sogni, li accompagna e li culla. Come un tempo, anche ora.
Ho imparato ad accettare che molte cose semplicemente non si possono spiegare. Ci sono intraducibilità emotive che prescindono le lingue. E così ti ritrovi muto anche con chi conosce i suoni della tua infanzia. Ma poco importa. Chi conosce davvero le tue ninna nanna impara a decifrare i tuoi suoni e i tuoi sogni, li accompagna e li culla. Come un tempo, anche ora.
È necessario anche tornare. Si torna sempre. Tornerò sempre.