Radio Libere
Esattamente quarant’anni fa nasceva il fenomeno delle radio libere. La modulazione di frequenza permetteva che con un trasmettitore da pochi watt si potesse ottenere un raggio d’ascolto di diversi chilometri; bastavano una modesta cifra e una cantina ed era nata un’emittente privata, dove senza filtri e censure, senza direttori editoriali ed editori in carriera, ognuno poteva dare sfogo alle proprie passioni, trasmettendo musica rock e dialogando con gli ascoltatori dei più vari argomenti. Mutuati da una trasmissione radiofonica di rete nazionale che faceva grandi ascolti, i programmi delle radio private si reggevano quasi esclusivamente sulle conversazioni con gli ascoltatori e, nei casi più tamarri, sulle dediche musicali. Ma presto fra gli interessi e gli slanci creativi si inserì l’impulso di dedicare uno spazio alla poesia e ai suoi cultori. Nacquero allora molte trasmissioni, mandate in onda soprattutto nelle ore più tarde, in cui astro e regina fu la poesia e destinatari furono i suoi adepti. L’antesignano di questo tipo di trasmissioni fu il poeta Bruno Vilar che con la sua Radio Hanna esplose nell’etere, coinvolgendo un gran numero di ascoltatori. Bruno Vilar, apprezzato poeta ma ricordato più che altro per il suo matrimonio con l’attrice Paola Borboni, dalla quale lo distanziavano quaranta e più anni di età, durante le sue trasmissioni leggeva poesie proprie e di altri autori, non disdegnando di invitare i suoi ascoltatori a leggere i propri versi. Vilar moriva in un incidente stradale nel 1978 ma la strada che aveva percorso con le sue trasmissioni di poesia aveva accolto altri viaggiatori.
quello che bastava erano le parole o, come si diceva allora, il contenuto
Le voci di ascoltatori sconosciuti entravano in empatia con la mia essenza più intima, mi donavano una piccola parte della loro vita
Di tutte le esperienze della mia vita quella della radio è stata la più emozionante. Le voci di ascoltatori sconosciuti entravano in empatia con la mia essenza più intima, mi donavano una piccola parte della loro vita e ricevevano il dono di accostarsi alla poesia dei Grandi, che per alcuni rappresentava una vera e propria scoperta. I “Notturni di poesia”, oggi sepolti nella memoria di chi li visse, furono un ponte attraverso il quale molte mani riuscirono a congiungersi.