Mungo Jerry – In the summertime
Quando ero bambino e puzzavo ancora di serpente (cit.) ero solito spendere due settimane estive in vacanza con i miei genitori. Ogni anno il luogo di villeggiatura era differente.
A chi della casa spettasse decidere codesto loco non so, ma una idea ce l’ho. Ad ogni modo e con mio grande rammarico, io ero escluso da queste decisioni, non fosse altro per evitare quella grandissima rottura di coglioni di un pargolo che ad ogni località enunciata strillasse: andiamo qui, qui qui, si qui.
Così ogni fine primavera attendevo con ansia che mi fosse notificato periodo e destinazione e con altrettanta trepidazione contavo i giorni che mancavano alla partenza.
Poi, una volta giunti all’agognata meta, qualcosa in me si bloccava. L’hotel dell’anno precedente mi pareva più funzionale, la sala giochi del paese non era nemmeno paragonabile a quella in cui sputtanavo gli spiccioli dei miei genitori un paio di anni prima e riguardo al mare, oh, il mare, non si poteva manco chiamarlo con quel nome.
Quel gruppetto di ragazzi che stazionavano sempre in prossimità del bar della spiaggia, poi, non mi tornava per niente. Che razza di stronzi potevano essere cinque figuri che venivano al mare per starsene all’ombra di una pagoda a sgranocchiare patatine? Era possibile salvare giusto la biondina, ma non mi degnava di uno sguardo e allora che si fottesse pure lei.
Poi le polemiche tra me e il sottoscritto lentamente perdevano vigore, così come i paragoni con le estati precedenti. Il mare ritornava azzurro e la sala giochi si scopriva tutt’altro che scevra di sorprese.
Quanto ai ragazzi del bar, ecco che uno mi rivolgeva la parola. Era simpatico e il giorno dopo mi avrebbe presentato agli altri.
Insomma anche quell’anno tutto era finito per il meglio. Ma era già ora di tornare a casa e nell’animo si faceva largo l’amara constatazione di aver perso un sacco di tempo.
Godetevi queste giornate, settembre arriva presto.
Buoni scampoli d’estate da RadioFus.