E la cicala canta
Proprio quando l’estate comincia ad abituarti al calore…
Quando cielo e mare divengono parte di te e il fiore della plumeria è nei tuoi occhi…
La cicala inizia il suo canto e con ritmo freddo ci dice che qualcosa con lei inizierà a morire per rinascere piano.
Un forte e pungente frinire irrompe improvviso, nelle ore assonnate d’agosto.
Rimbalza su infissi e balconi. Riempie di cupi pensieri.
La fine? Un canto d’addio?
Un forte e pungente frinire irrompe improvviso, nelle ore assonnate d’agosto.
Rimbalza su infissi e balconi. Riempie di cupi pensieri
Lo stridulo grido ci legge un mistero che piano si svela.
Ci fa ritornare sui passi di ieri, anch’essi finiti sui marciapiede infuocati, sull’asfalto bollente, nella luce accecante d’estate.
Un canto d’amore, alla vita, al futuro che incalza.
Un lamento, ma non doloroso.
Un tormento, ma non angoscioso.
Soltanto una nota, a tratti stonata, risuona per dirci che tutto avrà fine, come deve essere, come l’estate. Un forte e pungente frinire irrompe improvviso, nelle ore assonnate d’agosto.
Rimbalza su infissi e balconi. Riempie di cupi pensieri.
Due nuvole nere, sull’orizzonte, non fanno temere la pioggia, ma sono un indizio, un segno vitale e fecondo del nuovo che avanza.
Fra poco le pagine dell’ultimo libro si appoggeranno le une alle altre, mosse dal vento del nord.
Con esse, andrà via l’emozione di molte parole, di tiepide notti stellate, di albe sfumate sul mare.
Mi guardo intorno con animo quieto, metto il mio piede davanti all’altro e procedo, ammirando il paesaggio che cambia colore.
Non è così amaro il pensiero, dinnanzi a un tramonto.
Porterà nuova vita, il nuovo “domani”.
Prima o poi, anche quella collina cesserà di fluire nel finestrino del treno che mi riporta a casa.
Giungerà alla stazione, il mio treno, per poi ripartire per altri viaggi, per altre avventure.
Il canto del fragile insetto smarrito, sfuma col vento, si ferma, riprende più volte, forse per darci il coraggio di andare, di amare.
Creatura del sole, si lascia colpire, si lascia ferire dai raggi infuocati e invoca la vita.
Quante spirali o circonferenze o ellissi o linee tortuose e sbilenche hai tracciato nell’aria!
Adesso… riposa cicala, insieme alle ultime foglie ancorate sui rami!
E canta… !
Hai ancora tanto da dire, prima che venga il tuo inverno, prima di andare a dormire.
Creatura del sole, si lascia colpire, si lascia ferire dai raggi infuocati e invoca la vita.
La pioggia d’autunno laverà tutti i rami da inutili spoglie insecchite.
E poi… nuove gemme, nuove creature, nuove speranze…
La neve, fra poco, congelerà il tuo ricordo.