Dimenticate il passato
Nikolaj Suchanov, cronista della rivoluzione russa, raccontava come la mattina dopo l’insurrezione che portò al potere i bolscevichi Pietroburgo si fosse svegliata in una sorta di limbo. Gli abitanti si svegliarono con l’impressione che qualcosa di importante fosse successo durante la notte, un evento dalla enorme portata. Eppure le notizie erano poche e frammentarie, i giornali riportavano avvenimenti del giorno passato, inutili. Presto si diffuse la notizia che il precedente governo era stato rovesciato e un gruppuscolo in seno alla Duma provvisoria, alcuni azzardavano il nome dei bolscevichi, aveva preso in mano le redini della nazione. Il passato è un cattivo creditore. Promette di restituirti il tempo perduto e finisce per scroccartene altro ancora.
Avevano a lungo inneggiato alla rivoluzione, ma ora che il grande cambiamento si era compiuto li aveva lasciati interdetti. Vuoti.
Quando ci decidiamo a spazzare via il passato una volta per tutte l’impressione è quella di ritrovarsi davanti ad una pagina bianca senza nemmeno i quadretti a indicarci la via da seguire. Per giunta la matita è spezzata o incide la carta in maniera così fine che la maggior parte delle nostre energie si spreca nel tentativo di capire cosa stiamo scrivendo. Cosa stiamo facendo. Se stiamo andando nella direzione corretta.
E’ un processo lento e doloroso, ma non si può fare altrimenti. Del resto se ci troviamo a questo punto significa che abbiamo trascorso il periodo precedente a rincorrere il passato e proiettarlo sul futuro. Abbiamo passato giornate a dissezionare gli avvenimenti, ponderarli, magnificarli. Abbiamo fatto paragoni e più volte ci siamo ritrovati a divinare il ritorno di una età aurea sulla base di avvenimenti già accaduti in precedenza. Abbiamo sospirato nel ricordo di ciò che fu, dimentichi di tutte le giornate storte e insignificanti, delle piccole ansie e grandi paranoie che ci hanno accompagnato anche nell’edulcorato passato. Siamo arrivati al punto di rivalutare periodi brutti. Perché dopo la tempesta è ritornato il sole. Domani chi lo sa. Le previsioni non le guardo manco più. Tanto è tutta una merda.
Ci siamo presi per il culo da soli, insomma.
Il passato è una città del terzo mondo: quartieri alti in vetrina e periferie sottratte all’occhio del turista.
Il passato è un cattivo creditore. Promette di restituirti il tempo perduto e finisce per scroccartene altro ancora.
Eppure è caldo il suo pensiero. E quello che ci aspetta non è il gelo di una pagina bianca? E non è forse meglio aggrapparsi ad una falsa utopia che gettarsi nel vuoto? Non è preferibile coltivare sensazioni negative come rabbia e frustrazione che il niente?
Sempre riguardo alla rivoluzione russa, così scriveva il poeta Aleksandr Blok tempo prima che accadesse: tutto su questa pianura dorme ancora, ma quando si metterà in moto smuoverà ogni cosa. Anni dopo chioserà a questo modo gli avvenimenti che lo videro protagonista: il torrente penetrato sotto terra, scorrendo silenziosamente nel profondo e nell’oscurità, ora rumoreggia di nuovo.
Che quel rumore sia musica. Altro che vuoto.