FuoriDiTango, tango d’estate al Maschio Angioino
“non c’è possibilità di errore nel tango, non è come la vita; è più semplice. Per questo il tango è così bello, commetti uno sbaglio ma non è mai irreparabile”.
Non si potrebbe iniziare a parlare di Tango in modo migliore che con questo Al Pacino, in Scent of a Woman, laddove anche un cieco, così impacciato, nell’abbracciare il tango ne abbraccia la sensualità, e ritrova nel ballo la vista e l’espressione. In quei suoi movimenti si trova l’essenza del tango, che è metafora di corteggiamento e seduzione, di corpi che s’intrecciano senza possedersi, senza fondersi per intero, in un amplesso danzante che non vedrà mai la luce e che terrà ballerini e spettatori col fiato sospeso, in un’attesa che è l’anima del tango stesso e forse il motivo stesso dell’amore. Il tango non ha fine, nè un fine, così come non ha un fine, nè fine, l’amore.
Le gambe s’allacciano, gli sguardi si fondono, i corpi si amalgamano in un firulete e si lasciano incantare. Dando l’impressione che il tango sia un grande abbraccio magico dal quale è difficile liberarsi. Perché in esso c’è qualcosa di provocante, qualcosa di sensuale e, allo stesso tempo, di tremendamente emotivo. Il tango è un linguaggio in cui convivono tragedia, malinconia, ironia, amore, gelosia, ricordi, il barrio amato, la madre, pene e allegrie, odori di bordelli e di attaccabrighe.
Così, poi, Jorge Luis Borges nel poema “El Tango“. Un ballo che unisce ardore e passione, dominanza e sottomissione, coraggio e temerarietà, perseveranza e dedizione.
E capita di raro di assistere, a proposito di Tango, a performance come quella che ha allietato il pubblico partenopeo nel chiostro del Maschio Angioino, nel corso della tappa napoletana dei FuoriDiTango. Mettete un violino magistrale a sostenere la scena per un’ora e mezza filata. Due pianoforti magnifici a condurre le melodie sostenendosi a vicenda in crescendo emozionanti. Una batteria ad alternare ritmi infuocati a soavi dissolvenze. Una voce intensa e profonda ad accompagnarli con canto e recitazione. Due maestri di tango in giornata di grazia a prodursi in virtuosismi, offrendosi al pubblico in tutta la propria sensualità.
Il tango non ha fine, nè un fine, così come non ha un fine, nè fine, l’amore
FuoriDiTango ci ha fatto sognare, producendosi in un incantevole e coinvolgente alternarsi di forme d’arte e di bellezza che ha rapito il pubblico, emozionandolo e conducendolo per mano attraverso la grandiosa milonga del castello angioino. Come un ingrediente sotteso e sempre presente, il Tango è stato celebrato in tutte le sue forme, non dimenticando sul finale di porgere omaggio all’ospite Partenope, che a propria volta ha ricambiato facendo dono della carezza del vento della sera di una perfetta serata estiva declinata all’insegna della musica e dell’arte.
Abbiamo visto FuoriDiTango al Maschio Angiono di Napoli
Maria Luisa Abbattista e Porsia Caragnano al pianoforte
Leo Gadaleta al violino
Giuseppe Di Pinto alle percussioni
ballerini i maestri Luca Morale e Francesca Santangelo
canto e recitazione William Volpicella
danza Vittoria D’Ausilioringraziamo Marica Todaro e l’Ufficio stampa