Una foto
Da questa terrazza si domina gran parte della città. C’è più verde di quanto non osi sperare, oltre a un palazzo importante, me lo raccontano le bandiere e le punte aguzze che inchiodano il cielo alla responsabilità d’esserci. Sembra una foto. I tetti sono perfetti, nessuna deviazione dal disegno originario, una matita sottile ha disposto l’ordine, mani capaci hanno elevato a realtà. Le nubi, sospese dove ti aspetti di trovarle, non si avvicinano alle guglie.
Ci sono almeno trenta gradi, il vento è secco.
La polvere è un filo grigio e rosso che sbiadisce verso la terra, lega case e strade, insegue l’orizzonte. Realizzo che qui non c’è il mare, il mio polmone accessorio, quello che mi rende la vita migliore.
La città è mia. Me ne riempio gli occhi, li uso come una camera panoramica, sbatto le ciglia, deglutisco le immagini.
Fammi una foto vera!
Che vuoi dire?
Fammi una foto vera!
Che vuoi dire?
“Una di quelle foto che poi si stampa, che non rimanga sepolta in una memoria di silicio, che così qualcuno un giorno possa dire: ma quella chi era? Somiglia alla cugina, alla zia di…, no ma cosa dici è la madre, la figlia di…. Ma chi è?
Ma puoi scrivere sul retro, indicare l’anno, il luogo, come si faceva una volta. Roba da antichi insomma.
Eh no, voglio che ci pensino su, così fisseranno più a lungo la figura. Mi guarderanno, mi scruteranno cercando improbabili somiglianze.
Vanità memoriale, sei incredibile.
No, possibilità di tenere un ricordo tra le mani, di tornare a vivere fuori da un cassetto, appena per un po’.
Starai vicino ai tarli, li sentirai sgranocchiare, aspirerai la muffa delle cose vecchie, rinchiuse.
Ti sbagli, non sentirò nulla. Per questa ragione adesso scattami una foto e fammi sembrare ricca.
Ricca? Questa è buona davvero, sei strana, stai invecchiando strano.
Lo farai anche tu, si ingannano gli uomini, i bambini, i popoli. Il nostro DNA no. Come sto?
Sei buffa con il pareo sulla testa.
C’è troppo sole, qui le ore non rispettano il movimento del pianeta. E sai perché? Non c’è il mare, non poteva mica essere perfetta questa città. È pulita, regale, sembra avere tutto, ma non è vero fino in fondo. La gente è cordiale, ti ascolta anche se non capisce la tua lingua, ti sorride. Secoli di dominazione ci hanno affratellato con il mondo intero, ci somigliamo tutti.
Certo siamo umani, genere umano, ricordi mamma? Che fai ridi?
No, apro la bocca per ingoiare ancora un po’ di luce e poi scendiamo per strada.
La vita si beve a sorsi, a morsi e non ti basta, guai se così fosse
La vita si beve a sorsi, a morsi e non ti basta, guai se così fosse e usiamo i nostri sensi, registriamo luoghi nella memoria, volti, e suggestioni, è sempre una questione di chimica. Sia sulla celluloide che con le cellule del nostro cervello.
Adesso scatta questa foto figlia e non farmi venire con gli occhi chiusi.