Elia, il restauro sospeso e altre faccende di genere simile
Il pomeriggio in cui seppe che ad Antonio si era fermato il muscolo cardiaco, Elia stava lavorando ad un restauro per un cliente noioso. Si trattava di un impegno davvero complicato anche per uno come lui che, amava dire, se la sbrigava bene con tutto quello che riguardava il legno e i suoi derivati.
Quando aveva accettato di occuparsene gli era apparso un restauro da poco, ma col passare dei giorni si era rivelato un rebus ad alto coefficiente di difficoltà, un intarsio delicato al quale pareva mancare sempre un pezzo. A un certo punto aveva addirittura pensato che la soluzione migliore fosse ricostruire tutto ripartendo da zero.
Alla notizia della morte di Antonio, Elia lasciò un attimo sospeso in aria il braccio sul quale reggeva il peso di un vecchio specchio ricoperto di macchie nere e si fermò come ad ascoltare veramente quello che gli era stato appena detto.
In quella posa momentanea, il riflesso dello specchio gli restituì per caso due labbra serrate in un espressione di dolore fisico. Dovevano essere certamente proprio le labbra di Elia.
Dovevano essere certamente proprio le labbra di Elia.
Con Antonio non si vedevano da un po’ di tempo, oramai. Dopo il secondo matrimonio del padre qualcosa si era trasformato nel loro rapporto: la donna non gradiva la presenza di Elia nella nuova casa nemmeno per un saluto veloce (una cosa terribile, a mio parere).
Mentre con attenzione poggiava sul mobile i riflessi dello specchio annerito, Elia sentì in bocca un brutto sapore, un po’ più amaro di quello che gli era scivolato in gola solo tre anni prima quando aveva assistito alla morte della madre.
Elia era stato l’unico figlio di quelle due anime buone.
Al tramonto di quel giorno era già sul bus che lo avrebbe portato al paese dei genitori. Dopo aver bevuto un caffè al bar della stazione aveva preso il primo mezzo in partenza per Borgo San Sebastiano; aveva deciso di affrontare quella situazione come andava fatto.
Elia era stato l’unico figlio di quelle due anime buone.
La strada verso casa gli ricordò molti particolari della sua famiglia e, in modo singolare, anche del restauro che aveva lasciato sospeso. Ebbe tempo di notare, tra le nebbie della sera, il passaggio radente di uno strano volatile a bordo carreggiata, appena sopra la macchia scura degli alberi di ulivo. Forse un pesante rapace notturno a caccia di topi. Al terzo tornante dopo l’avvistamento ebbe bisogno di vomitare.
Forse un pesante rapace notturno a caccia di topi.
Antonio aveva messo da parte un discreto mucchio di risparmi durante la sua vita e la seconda moglie aveva escluso dall’eredità Elia, così almeno tutti avevano pensato. Ma c’erano comunque carte da firmare per chiudere quel capitolo e il cognome che serviva in calce alle rapine subite era proprio quello che Elia aveva ereditato dal padre.
La mattina del giorno successivo al suo arrivo, Elia bevve un bicchiere di acqua tiepida e succo di limone. Si vestì e uscì molto presto. Aveva l’aria stanca e poco convinta mentre firmava quello che il notaio gli indicava, ma lo fece senza protestare. Aveva già in mente di ritornare a casa un secondo dopo aver ascoltato la benedizione del prete e aver visto saldare i chiodi della bara.
Gli amici di pochi anni prima non abitavano più in paese o non si erano fatti vivi. Non valeva la pena restare in zona un minuto di più di quello che occorreva. C’era un bus alle dodici in punto per ritornare in città.
L’autista che lo riportava a casa alla fermata lo salutò distratto, con aria da: signori scendere tutti, per oggi è finita la giostra.
Elia scese a quel capolinea (lo stesso di sempre) leggendo sullo schermo luminoso del telefonino che aveva tenuto spento fino a quel momento l’avviso di chiamata di un amico che non vedeva da troppi anni e una breve sequenza di messaggi di condoglianze, tre in tutto.
Il restauro sospeso venne ripreso prima di sera e lo specchio ben ripulito dalle macchie. Per cena Elia ebbe voglia di preparare il brodo col sedano e le carote, come quello che sua madre cucinava ad Antonio ogni volta che loro due facevano pace dopo aver litigato.