Presenze in un volto
Un ritratto rinchiuso in un rettangolo dorato.
Il volto accigliato su uno sfondo scuro, nel grande salone della pinacoteca.
Guardo i suoi occhi.
Si muove!
Le palpebre vanno su e giù.
Voglio andar via… ma non posso.
Il volto mi guarda. Ammicca. Accenna a un sorriso.
Muove le labbra, forse racconta una storia.
Lo ascolto immobile.
Nel silenzio una vita si spiega nel tratto del viso.
Le parole, all’inizio, non le capisco ma percepisco una specie di suono, come un’eco lontana.
Nel volto scorrono lampi di luce e scolpiscono rughe profonde.
Vedo me stessa come allo specchio, ma non sono io.
Avverto qualcosa. Mi sfiorano suoni metallici e intermittenti.
Un nulla… un vuoto mi avvolge. Un tutto di cui faccio parte.
Nei solchi del volto vedo le gioie, un’intima forza, la debolezza, il dolore.
Cerco da lui comprensione, sostegno, pietà.
Quel viso diventa l’icona d’una realtà che va oltre le cose.
Nel silenzio una vita si spiega nel tratto del viso.
Il cuore batte più forte.
Voglio andar via… ma non posso.
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Dimmi… chi sei?
– Io sono chi sono e chi siamo.
Io vedo e non vedo, sospeso nell’inerte scorcio fissato in un quadro.-
Dimmi… che vuoi?
– Voglio fuggire da questa cornice dorata.
Sogni e speranze s’alzano verso di me, dai volti di mille passanti, e scrutano sfere di luce e di pace… mi sembra.
Voglio percorrere strade già viste, gioie, dolori lontani… non so.
Non ricordo chi fui, non so perché sono qui.
Vedo gli istanti oltre il tempo.
Ho vissuto, mi pare, l’angoscia di un uomo che muore e il pianto di un bimbo che nasce.-
Dimmi… cosa vuoi dirmi?
– Indurti al ricordo del verde di un bosco.
Di mille rami spezzati dal vento.
Del giallo di gemme feconde che ho visto perire sotto la neve.
D’inverni gelati, di torride estati.
Di giochi, di canti, di pianti e paure.-
Dimmi… dove vuoi andare?
– Dal mio rettangolo d’oro voglio guardare più in là.
Voglio sporgermi… ma non più lontano da ciò che tu vedi ogni giorno.
Forse di poco al di là del mare.
Oltre la tempesta.
Laggiù… dove ancora si vive e si muore.-
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Rimango intontita a osservare il ritratto, e ne scorgo un respiro.
Non ricordo chi fui, non so perché sono qui.
Vedo gli istanti oltre il tempo…
Vedo il pennello che lo ha disegnato, nelle crepe di tela invecchiata.
Pensieri sconnessi esplodono in me.
Sequenza infinita di tanti “perché”, dei “come”, dei “quando”… urlati fino a sgolarsi, quando nessuno è lì per sentirti.
Tanti altri volti e tanti altri occhi adesso guardano me.
Voglio andar via… ma non posso.