Oasi di pace, riserva d’energia. Passeggiata wwf a Capo Rama, Terrasini
Palermo, Terrasini, Capo Rama.
Oasi. Riserva. Esposizione d’arte naturale.
Intenso denso blu, serenissimo sfumato azzurro, confortante chiaroscuro marrone, qualche giallo, moltissimi verdi, punti di rosso. Colori vivi e veri della natura viva e vera.
È tardo pomeriggio ed il caldo intenso d’un forte sole siciliano fa grondare abbondanti gocce di sudore dalla fronte fin sopra la macchina fotografica appesa al collo.
Avanzo a passi lenti verso un panorama selvaggio, fitto e ricco che coinvolge tutto ed arriva ovunque.
Sono sorpresa ed anche un poco disorientata. Da ragazza ho fatto moltissime escursioni, ma adesso non accadeva da un po’: forse io non lo ricordavo più il ‘mondo vero’ com’era.
Piante caparbiamente resistenti, imponenti e prepotentemente infestanti, piccolissime ma sorprendentemente adattabili. Essere curiosi e rispettosi ospiti d’un angolo di pianeta che non appartiene a nessuno. E forse solo per questo si salva
Animali presenti ma non visibili se non perché rintracciati da evidenti segni.
E per tracce ‘evidenti’ io intendo orme di vario tipo – che ovviamente io non avrei riconosciuto se non me le avessero indicate – ed intere collinette di depositi di ‘palline’ prodotte dal popolo di conigli lì residenti.
Oggi sono fortunata: assisto alla danza nuziale delle formiche. Non sono stata invitata alla cerimonia, ma, giacché sono lì, ne ascolto incredula la storia. Hai capito la regina…
Calpesto un piccolo sentiero delimitato da alcune pietre, senza mettere mai un piede fuori: ci sono cosette preziose e delicate da salvaguardare. Cammino insieme al gruppo, come una privilegiata in una passeggiata speciale ed esclusiva. Mi fa molto piacere vedere anche gli altri essere curiosi e rispettosi ospiti d’un angolo di pianeta che non appartiene a nessuno. E forse solo per questo si salva.
È un luogo che rilascia una carica positiva e diffonde serenità. Un luogo che ha un senso compiuto e completo in sé, ed il cui senso viene curato e raccontato dall’appassionato amore d’un gruppo di naturalisti.
I raggi del sole si spalmano adesso più obliquamente ed il caldo pian piano diminuisce, ma solo un poco.
La guida è un simpatico e cordiale uomo di mezza età con gli occhi d’un bambino, brillanti di entusiasmo ed impastati di passione per il suo lavoro. È molto saggio, perché parla con i piccoli presenti nel gruppo, li coinvolge in tutto, come protagonisti indiscussi, in quanto aventi diritto al futuro del mondo.
Li sorprende puntando un telescopio in direzione d’un gabbiano che pare lontano, ma guardando lì dentro puoi contargli le penne.
Io, da sotto il mio cappellone di paglia, non riesco a staccare gli occhi dalla bellezza della scogliera: verticalmente imponente, e protettiva verso le sue acque che si dondolano appena dentro un’insenatura d’un turchese delicato e perfetto.
Resto concentrata in ascolto della guida, voglio seguire, capire bene: ora racconta d’una pianta che si è resa resistente all’essere calpestata. E pensare che a me pareva solo erba secca…
D’un tratto mi sento cieca, troppo distratta ed ignorante a non essermi accorta di quell’ammirevole essere vivente, né del suo incredibile ed efficace sforzo verso la vita.
Torno inevitabilmente a cercare il verde, e poi di nuovo a puntare verso quel magnetico mare, con un movimento lento, largo e lungo dello sguardo che riacquisisce dilatazione e profondità.
Avverto ampiezza del respiro, e mi rendo conto che in città guardo quasi sempre verso sensi obbligati dalla marcia dei veicoli o da direzioni forzate per evitare la presenza dei palazzi, o su schermi, lavagne luminose, display dai confini limitati e limitanti.
Ora, invece, mi da sollievo, mi fa bene, il poter guardare in tutte le direzioni. Mi mancava, ma non me ne rendevo conto.
Scelgo il mio eroe del giorno: è una lumaca che prende il sole in cima ad uno spinosissimo fico d’india. Caspita, che volontà!
Il verde è ovunque, fatto per lo più d’un bosco di palme nane che riempiono omogeneamente le superfici di terra possibili, secondo un elegante ed inimitabile disordine che è però incredibilmente rispettoso del vento e soprattutto del mare: le palme nane non possono stare a contatto con l’acqua salata, ma queste gli vivono vicinissime lasciando agli spruzzi invernali il ruolo di definire i limiti della condivisione dei loro spazi.
Non riesco a non pensare che noi uomini questo non sappiamo proprio farlo, di lasciar disegnare i confini delle giuste distanze in base alle lacrime.
Proseguo verso la fine del percorso, con la promessa d’uno speciale e spettacolare premio: il saluto al sole.
È infatti l’ora in cui sembra che il sole si sposti più visibilmente solo perché secondo i nostri sguardi s’immerge nell’acqua e sparisce sotto la linea dell’orizzonte. ‘Tramonta’, diremmo noi in modo scontato, per via dei nostri pensieri individualisti e condizionati dal nostro esser piccoli… semplicemente il sole ‘tramonta’. Ma stasera non è così semplice.
Stasera un criminale esaltato ha sparato in un supermercato, più a sud decine di uomini si sono persi sotto il mare, ancora più a sud ne sono morti a centinaia senza capire o contare nulla, e senza parole da parte di nessuno.
Ora, questo nostro piccolo mucchietto di anime che stanno qui a contemplare il mare ed il sole in silenzio, suona quasi come una preghiera di speranza per l’umanità.
Da questo luogo ho finalmente un’altezza adeguata per poter percepire che il sole non va da nessuna parte: siamo noi, sparsi per il mondo e ‘fusi’ uno più dell’altro, a farci un giro al giorno, godendocelo un po’ per volta.
Sono cose studiate a scuola… ma sentirle dentro di sé è un’altra cosa. Ed io avevo proprio bisogno di sentire il conforto dei pianeti piuttosto che la solita malinconia di un tramonto.
Faccio altre decine di foto, non prima di aver scelto ed osservato, a lungo e ad occhio nudo, il punto perfetto da ricordare.
Fra poco tornerò verso la mia città, un deserto con tutti i confort che stenta ad apparire sensato nella visione d’insieme.
Qui si sta scomodi, qui non si sceglie la temperatura da un telecomando. Qui non c’è nulla di ciò che possa ‘servire‘ ad un uomo, se non chiare tracce del senso della vita, finalmente decentrato e ricco di stupori inaspettati, un punto di vista no-profit perché il riflettore è scostato dal singolo individuo e la luce mostra meglio tutto il resto intorno.
Questa è un’oasi di pace, una riserva di energia, da conservare, difendere e sostenere come la sola vera ricchezza tramandabile, in questo mio stretto angolo di terra siciliano, così come nelle altre oasi vive e vere del resto del pianeta.