Amarcord per Palermo
Ci fu un tempo che Palermo non fu soltanto “sacco”, mafia e spazzatura, ma anche impegno sociale, slancio culturale, fermento artistico e passione musicale.
Lo raccontò nel 2010, nel corso del Sicily Jazz Festival, il film documentario di Mario Bellone, “Dreaming Palermo”.
Il film partiva dal raduno musicale del luglio 1970, una kermesse che ebbe luogo allo stadio, allora chiamato “Della Favorita” e ora intestato al poeta e umorista Renzo Barbera, dove si esibirono, fra gli altri artisti internazionali, i mitici Duke Ellington ed Aretha Franklin, e dove migliaia di giovani sdraiati sul prato replicavano la Woodstock degli hippy.
Il Festival Pop ’70 è nel film di Bellone il culmine di una Palermo dimenticata, ricordata e raccontata da musicisti, giornalisti e organizzatori di eventi, una città che oggi è difficile riconoscere. Nelle belle immagini del film rivive la Palermo che, archiviato il dopoguerra, riscopre il piacere del ballo, della musica, del teatro e inaugura la stagione dei grandi concerti: il Teatro Biondo ospita Louis Armstrong, il Golden Nat Coleman, Ella Fitzgerald e John Johnson.
Nascono i locali dove si suona jazz: Mirage, Miramare, Birreria Italia, Caffè Moka, Open Gate e iniziano ad affermarsi Claudio Lo Cascio, Gianni Cavallaro, Enzo Randisi, musicisti il cui nome resterà iscritto nella storia del jazz siciliano. Nascevano le Settimane Internazionali di Nuova Musica, si esibiva il controverso maestro Stockhausen, si dibattevano i grandi temi dell’Avanguardia Europea, nasceva proprio a Palermo il Gruppo ’63 con Umberto Eco, Edoardo Sanguineti, Elio Pagliarani.
S’affacciava il boom economico, la città iniziava ad essere saccheggiata, ma dal Belvedere di Palazzo Utvegio era ancora possibile scorgere le vie rettilinee e spaziare con lo sguardo fino al mare di Mondello e alle sue ville Liberty; dai tornanti di Monreale ancora la Conca d’oro offriva aranceti e odore di zagara.
Anche a Palermo, estremo lembo di continente e avamposto d’Africa, si evolvevano i costumi, i giovani occupavano le scuole e proclamavano l’autocoscienza, le ragazze osavano le minigonne e riconoscevano in Franca Viola, prima donna siciliana a rifiutare il matrimonio riparatore, l’antesignana di un sistema sociale che esigeva un cambiamento.Poi gli anni ’70 iniziarono ad avvelenare il clima nazionale ma a Palermo sopravviveva ancora un respiro di buona cultura, le librerie Flaccovio, Cavallotto, Ciuni accoglievano gli intellettuali siciliani che resistevano all’emigrazione, Leonardo Sciascia si divideva fra la capitale dell’isola e la Francia. Proliferavano le associazioni: letterarie, teatrali, musicali. Fino agli anni ’80, gli anni della “primavera di Palermo”, la città fu un fiorire di iniziative ed eventi culturali, si riaprirono antiche ville e si infiorarono i vicoli del vecchio centro storico. Dopo, per Palermo l’Aziz calò il silenzio della disfatta.