Il tempo non attende
Il centro di tutto, il tempo, perno di tutte le ruote, cardine immobile che apre e richiude gli usci del mondo.
Decide, domina, inquieta, assolve e condanna.
Non posso più tollerarlo!
M’inseguono da anni!
Girano… girano… attorno allo stesso inutile punto.
Lui che sta fermo, pretende che tutti gli ruotino attorno.
Descrivano cerchi concentrici, come onde formate da un sasso nell’acqua stantia d’un pantano.
Lui scruta e indica via e direzione ai suoi raggi.
Ignare lancette girano senza fermarsi, insieme agli istanti d’amore fugace, ai fulminei lampi di luce.
Si guardano intorno e vedono il mondo invecchiare e morire.
Inutile corsa che non spiega e risolve inquietudini.
Non apre orizzonti, non vede, non sogna, e dilata il contorno delle paure!
Il tempo in fondo è gratuito perché è lui la moneta e muove il respiro.
Non voglio dominarlo, voglio conservarlo, custodirlo.
Spenderlo a mio piacimento.
Se lo perdessi, di sicuro non lo riavrei indietro.
Il centro di tutto, il tempo, perno di tutte le ruote, cardine immobile che apre e richiude gli usci del mondo
Come un fanciullo nel parco, e se vola, vorrei pilotarlo come fosse un aliante.
Se ci fosse uguaglianza, ci sarebbe giustizia, ci sarebbe la pace.
Invece c’è sempre chi “prima”, chi “dopo”.
Chi suda accanto a chi spreca minuti, senza guardare, senza cercare.
Se solo mutassero i ruoli…
Se i volti parlassero gli uni con gli altri.
Se mani sfiorassero mani, per qualche secondo di più…
Se s’invertissero le direzioni…
Creature soggette al tiranno spietato, si muoverebbero in libere rotte, tracciando figure inconsuete, traiettorie fantastiche.
Un’ellisse, ad esempio, come astri intorno a una stella.
O meglio… comete vaganti nell’aurea spirale dei sogni!
Non è mai successo.
Ve lo garantisco!
Il centro che incardina è sempre in agguato.
Nascosto su un polso coperto da lana sdrucita o da una camicia di seta preziosa.
Dodici, ventiquattro, trentasei…
Sequenza infinita di giorni e di ore, fissate all’inizio di tutti gli inizi.
All’origine di tutte le origini.
Come cuore che batte o passo incessante immutato e immutabile.
Non posso più tollerarlo!
Dodici, ventiquattro, trentasei…
Sequenza infinita di giorni e di ore, fissate all’inizio di tutti gli inizi.
All’origine di tutte le origini
Aprirò questi cerchi.
Plasmerò con le mani grovigli di strade, dove io possa andare e tornare, a destra e a sinistra, in alto e in basso. Come vorrò.
Lascerò che il mio cuore batta più lento.
Che il passo sia meno lungo.
Che le mie mani si schiudano attorno ad un piccolo inutile oggetto, oppure a un minuscolo fiore di campo.
Mi fermerò per sentire un battito d’ali.
Il ronzio d’un insetto.
Nel mio silenzio, udirò finalmente il fruscio delle foglie.
Fuori da cerchi perfetti potrò essere viva come vorrò.
Tu, tempo padrone e tiranno, proprio tu…
mi attenderai.