Teatro alla deriva, la tua vita è già scritta
Il gioco delle parti è parte propria del teatro, dove spesso gli attori si distinguono tra loro proprio per la capacità mimetica. Ma cosa accadrebbe se un attore si affezionasse davvero troppo ai personaggi che interpreta, immedesimandosi in essi e non riuscendo più, in pratica, a uscire di scena? Se confondesse la finzione con la realtà, ritrovandosi in una realtà sua propria, un carrozzone permeato di finzione, matto che si crede persona reale tra matti che si credono attori?
Forse la sua vita stessa diventerebbe allora una scena, e le sue parole non più parole sue, ma versi recitati di un copione già scritto. Gianluca d’Agostino ci porta, a galla di una sceneggiatura chiamata vita, alla scoperta del nostro stesso copione. Col suo Aspettando che spiova (la ventesima replica) lo spettatore è condotto in una matrioska di parti che confonde come il vecchio gioco degli specchi che si riflettono a vicenda, in una sceneggiatura da lui scritta, e interpretata insieme a Luigi Credentino.
quante delle nostre stesse vite non sono in fondo altro che dei copioni già scritti?
E anzi, spesso è proprio vero: non recitiamo forse anche noi tutti i giorni della nostra vita quotidiana, interpretando diverse maschere, per fini diversi e a favore di molteplici pubblici? Non siamo forse noi stessi degli attori, quando fintamente ci indigniamo, per poi proseguire subito lungo la nostra via? Quando fintamente offriamo sorrisi di circostanza a chi ci fa oggetto di affettate gentilezze? Quando dispensiamo affettate gentilezze ricevendo in cambio sorrisi di circostanza, che non offrono allo sguardo altro che mezza parte superiore dei denti, e un fremito leggero dei muscoli facciali? E quante delle nostre stesse vite non sono in fondo altro che dei copioni già scritti? In quanti riusciamo a sottrarci a quel che gli altri vogliono fare di noi, alla parte gioventù matrimonio lavoro pensione che ci attendeva ed era già pronta per noi, piccoli esserini la cui esistenza è già segnata, dalla culla alla bara? Non siamo forse tutti, in fondo, parti recitanti di una immensa messinscena?
Questi e molteplici altri interrogativi si susseguono nella mente, con la leggerezza delle domande che non esigono risposta, rimirando gli argini placidi del laghetto del Teatro alla Deriva, la rassegna in esordio l’altrieri sera e che ormai da un lustro anima – ormai si può dire: tradizionalmente! – le serate estive delle Terme Stufe di Nerone.
Una prelibata serata di teatro, condotti per mano da un’opera che, giocando con le scatole cinesi, appare assai più profonda di quanto superficialmente non sembri, e che ispira domande senza offrire risposte, così come la Luna spesso ne ispira, intorno alle maree, o alla bellezza, senza offrire risposte a chi innamorato la guarda.
Appuntamento ancora il 24 e il 31 luglio con gli altri due spettacoli della rassegna a pel d’acqua, Teatro alla deriva, davvero unica nel suo genere. Non mancate; non mancheremo. Info qui.