Il Dio dai nomi diversi
Sono giorni che le cronache sono stracolme di vicende tragiche legate alla parola Islam. E anche il fallito colpo di Stato di Turchia e parte da lì, dal desiderio del suo capo Erdogan di “sacralizzare” il sua paese, dopo che cento anni fa Mustefa Kemal Ataturk lo aveva laicizzato.
Su questi temi i commenti si sprecano, le analisi, le previsioni, i tentativi di dare un senso e una struttura agli eventi. Si sprecano concetti come integrazione, guerra di civiltà e altro, con fronti in genere netti e estremi che , oltre alle interpretazioni, si scambiano accuse di favorire con le proprie idee i danni che l’Occidente sta pagando a causa dell’estremismo islamico.
Quindi superfluo qui riprendere i temi noti, che ormai si sono fatti schematici e ripetitivi. C’è invece un elemento comune che unisce, se non nell’immediatezza, le grandi religioni monoteiste, quelle dette del Libro, visto che originano comunque dalla Bibbia. Hanno sempre sostenuto che il Dio, dai nomi diversi, in un elemento è identico: nella inconoscibilità del suo volere e dei suoi progetti. Ma nei secoli , periodicamente, vi sono coloro che sanno con precisione ciò che Dio desidera. Non a caso Urbano II, nell’indire la prima Crociata, sosteneva appunto : “Dio lo vuole”.
Oggi i peggiori eccidi di vittime innocenti sono compiuti con la stessa motivazione. Uomini arroganti, convinti di conoscere il Suo volere spargono questi pensieri letali che altri, bisognosi di una fede cieca, seguono senza riflettere.
Solo perché è troppo faticoso comprendere che l’esistenza di un Dio implica comunque un Dio di tutti, non fazioso, non di parte, visto che da lui tutto è originato. E con i Dieci Comandamenti tutto è chiaro. E tutti condividono quelle regole.
E allora?