Blondie – One way or another
Tra le parole accostate più di frequente al termine “rock” un posto di rilievo lo meritano i derivati di romanticismo. Il rock è romantico. Vero? Falso? Sì, senza dubbio è in gran parte vero, ma non nell’accezione comune, alquanto sdolcinata, che abbiamo del romanticismo. Trovare una definizione è pressoché impossibile, ma ho un ricordo personale che può risultare utile alla comprensione. Avevo sedici anni e come direbbe De André non puzzavo più di serpente, sebbene qualche scaglia qua e là l’avessi ancora. A trentacinque chilometri da casa mia c’era una discoteca dove il sabato sera si suonava esclusivamente musica rock. Per me ed altri due compari era come dire La Mecca. Ma i chilometri erano trentacinque andare e trentacinque venire e il mezzo di trasporto un miserabile cinquantino. L’orario di ritorno, poi, fissato per l’una di notte. Minuto più minuto meno. Era un sabato sera d’aprile quando tentammo l’impresa. Non sapevamo di preciso nemmeno la strada, ma arrivammo. Giusto il tempo di entrare, bere una birra e ascoltare un paio di dischi in una sala ancora vuota, con i baristi che chiacchieravano tra loro in attesa del boom che sarebbe arrivato quando noi saremmo stati già sotto le coperte. Pensavamo di aver scalato l’Everest. Ecco, questo ritengo sia il lato romantico del rock, quello di piccoli sogni di gioventù che si provano a tramutare in realtà. Cose che non cambiano la vita, ma la accompagnano. Come questa canzone dei Blondie che ascoltai quella sera al “Tempo” di Gualtieri. Buon romanticismo da RadioFus.