L’abbecedario delle ideologie
C’è nei governi, un poco ovunque, qualcosa che simula molto il gioco d’azzardo. Quello vero, con la pallina e i numeri da zero a trentasei. Soprattutto tra quei governanti che cercano di collocarsi all’estremo di un lato o dell’altro. Perché la fine del secolo scorso, e l’inizio di questo, ha scardinato molto di quei pensieri omogenei che, si scusi il termine, si chiamavano ideologie. Ora queste esistono o come lontana traccia o solo nel nome. Non c’è un pensiero guida, qualcosa che determini un indirizzo riconosciuto. Non è un caso che si assista a tante radicalizzazioni.
In politica non esistono posti vuoti, qualcuno li riempie sempre. E chi va forte? Chi estremizza pochi concetti. Le ideologie servivano a amministrare la diversità e la complessità. E invece, con la banalizzazione di situazioni complesse, si abituano i cittadini a non faticare con la mente. Basta trovare un colpevole per tutto.
chi sa più parole ingannerà sempre chi ne conosce poche
Si arraffa quello che il convento passa in quel momento e si usa in modo cinico. Poi si vedrà. E questo è ancor più vero in un modello sociale dove l’istruzione è bassa, terribilmente bassa se comparata a quel che sta intorno. E la ragione è semplice. Basta ricordare cosa diceva don Milani: chi sa più parole ingannerà sempre chi ne conosce poche. Poche parole poca democrazia e più inganni.
Quindi tutto sta in un vocabolario? No; ma in assenza di pensieri coerenti, anche un buon vocabolario aiuterebbe.