Ricordi gratuiti, campioncini da visita e bigliettini di cortesia
Sono tendenzialmente un’accumulatrice seriale e compulsiva di bigliettini, campioncini e ricordini d’ogni tipo.
Tento di tenere un brandello di stoffa d’ogni cosa bella vissuta, come se quel piccolo oggetto fosse in grado di riprodurre al solo contatto sensazioni somiglianti alle originali, fiondandomi attraverso un ‘gate ri-emozionale’ che mi restituisca istanti e sguardi indimenticabili, resi in tal modo ripetibili.
Ho sottratto persino un cucchiaino dal tavolo di una pasticceria, una volta.
La mia non è una patologia banalmente qualunquista. È un’illusione consapevole ed organizzata.
Tutto parte da quella frase della buona Alda, che mi torna sempre in mente e che afferma approssimativamente che ‘non abbiamo altro tempo che questo meraviglioso istante’.
Alda cara, vedi, è solo che ci sono degli istanti in cui sei in corsa, e devi bere tutta la vita di quel giorno in un solo sorso, senza pensarci, senza perderti in un bicchiere pieno per metà di occasioni e per metà di possibilità… e poi ci sono istanti vuoti-vuotissimi in cui le emozioni devi cercare di riprodurle, di stimolarle sollecitando da dentro perché riaffiorino alla superficie d’un mare troppo piatto.
Ecco perché io possiedo veramente una Scatola del Tempo in cui celo gelosamente delle cose ai fini malinconicamente pensionistici, per quando avrò voglia e bisogno di aiuto per tornare indietro ad oggi.
Lì conservo:
…un legnetto senza forma precisa, lavorato da un rametto decorticato e levigato da me, quando ero in quel boschetto, spalle appoggiate ad un albero, a condividere un timido silenzio con un ragazzetto che faceva diventare rosse le mie anemiche guance;
…due braccialetti d’ospedale, ricordo del giorno in cui ho ricevuto una decina di punti ed il regalo più bello possibile, fatto di me e dell’amore scelto con e per un uomo;
…il biglietto del concerto più bello e folle della mia vita, quello in cui ho conosciuto ‘amici per sempre’ che non ho mai più rivisto uguali;
…il mini-shampoo di quell’albergo immerso nel silenzio e nel verde, quello in cui nello specchio della hall ho incrociato il mio sguardo e non mi sono riconosciuta, per quanto i miei occhi brillavano in modo intensamente imbarazzante;
…le candeline di quel compleanno speciale, trascorso con le persone più care;
…il biglietto da visita di un ristorante sul mare, in cui ho avuto difficoltà a cenare perché ho tenuto per tutto il tempo la mano di chi mi stava seduto accanto;
…la bustina di zucchero di quel caffè che ho volutamente preso amaro per fissarne il ricordo, in quella meravigliosa piazza barocca in cui il tempo mi si è mostrato in tutta la sua bellezza e cattiveria, capace di conservare chiese e disperdere amori;
…il portachiavi della prima moto, quella su cui ho viaggiato sempre dietro, sempre abbracciata, verso strade che sembravano sempre nuove e fresche.
Non annoierò oltre raccontando di questi contenuti, anche perché, in effetti, si tratta di effetti molto personali ed esperienze soggettive e poco razionali… ma si sappia che ne ho già piena la scatola, cosa di cui sono molto orgogliosa.
E ancora accumulo di tanto in tanto, per questo mi sono imposta per limite la grandezza della scatola stessa. Se volessi aggiungere qualcosa, dovrei anche togliere, di fatto selezionando darwinianamente solo i ricordi più forti.
Scegliere di buttare qualcosa non è mai facile per me ma… talvolta accade, nel riprendere contatto con un oggetto, che trasmetta pensieri divenuti ormai fastidiosi.
È in questo modo che ho imparato ad accettare che anche i ricordi indelebili possano cambiare forma, ed anche il passato possa trasformarsi, costretto da una mutata visione prospettica.
Senza questa scatola, io potrei lo stesso demolire un ricordo, all’occorrenza, o custodirlo, ma preferisco invece poter toccare, guardare, mantenere un contatto con il tempo, quasi potessi rassegnarmi solo così alla scadenza dei sogni, convincermi solo così che esiste la speranza della nascita di desideri nuovi.
Aspetto il giorno in cui sarò capace di lasciare le bustine di zucchero e i mini-shampoo al loro posto. Sarà il giorno in cui non avrò più paura di perdere le cose belle, e viaggerò leggera, lasciando che l’istante mi attraversi e mi abbandoni o resti a suo piacimento, tenendone solo il momentaneo gusto e l’effimera essenza del temporaneo retrogusto.
Per ora invece… guarda che bello questo tappo rosso di questa birra rossa in questo rosso tramonto in cui mi stai abbracciando! lo prenderò per la mia scatola.