Emozioni post #brexit
Per settimane, e forse per mesi, magari per anni si incroceranno i pareri sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, #brexit. Nell’aria previsioni di ogni tipo: dal non succede niente alla catastrofe, dal tracollo economico alla felice riconquista della propria autonomia. La verità è che tutto sarà possibile, e nessuno è in grado di fare previsioni accettabili. Qualcuno forse alla fine avrà ragione, ma sarà un caso. E comunque anche allora le interpretazioni saranno di ogni tipo. E al momento non resta molto se non aspettare le reazioni non verbali e basta degli altri stati.
Ma sotto tutta questa gran confusione giacciono alcuni pensieri, forse emozioni che non dovremmo dimenticare, o piuttosto resuscitare, perché ormai morte nella memoria, vittime del tempo che scorre e della storia che non ci insegna niente. Per millenni il Vecchio Continente si è distinto per ogni tipo di guerra e ogni tipo di alleanza. Invece da oltre settanta anni l’Europa è pacificata. Sì ci sono stati orribili conflitti: soprattutto di natura nazionalistica. Perché questo è stato il dono terribile del ventesimo secolo: l’invenzione del nazionalismo, che si è costato tra i sessanta e i settanta milioni di morti in trenta anni e due guerre mondiali, che in fondo erano una sola.
La memoria labile non mostra preoccupazioni di fronte al ritorno a questi pensieri, camuffati da critiche all’Europa. Che ha infinite colpe, e un pregio grandissimo: la pace. Ormai due generazioni sono nate e vissute nella pace, senza avere avuto nemici in patria, bombe sulla testa, cari morti innanzi tempo. Sognare un continente che ritorna in quella condizione di diversità intollerante non è un bel segno. Anzi il peggiore.