Il soprano di casa
Anche lei, appena arrivata a Palermo da Ankara per studiare canto lirico, entra subito a far parte della famiglia.
“È sola e lontana dalla famiglia, ha bisogno di calore. Cucina qualcosa per lei” mi dici e aggiungi che sono brava ad organizzare un pranzo in poco tempo.
E così anche Burcu Kuru arriva a casa nostra ma io so che è solo un pretesto, in realtà ti piace parlare di opera lirica e cantare con lei. Aggiungo con piacere una nuova figlia da accudire. Mi regali tanti figli musicali colmando la maternità mancata che ancora mi riempiono la casa, la vita e il cuore.
Sono cresciuti con noi: con le mie cene e con le pietanze preferite da ciascuno. Ogni volta hanno riempito la nostra casa con la loro gioventù, con la loro musica, i loro sogni artistici e di giovani che si aprivano alle prime storie d’amore.
Mai mancavi agli appuntamenti artistici dei ragazzi, anche a costo di viaggiare, ma la tua presenza, sapevi, poteva sostenerli e l’immancabile BRAVO che tuonava riempiva i teatri e le orecchie dei cantanti riscaldando i loro cuori.
La tavola imbandita di ogni cosa, ognuno riconosceva la pietanza prelibata e l’immancabile spuma di tonno del Maestro, unica come solo lui sapeva farla… si mangiava tutto con gusto e poi così, quasi automaticamente, il pianista prendeva posto sullo sgabello davanti al pianoforte e senza parlare si avvicinavano ad uno ad uno, a due a due, e cominciavano a cantare lasciando poi spazio al Maestro che davanti all’ immancabile spartito concedeva, anzi pretendeva, di duettare con ognuno di loro.
I nostri figli musicali mi guardavano sorridendo ma non si sottraevano a questo obbligatorio quanto piacevole rito. Anche la ragazza turca è entrata subito a far parte della famiglia. Primo concerto per Burcu, ricordo ancora il suo abito da sera azzurro un po’ aderente che mostra le sue forme generose che si esibisce nella splendida cornice dello Spasimo.
Soprano lirico di agilità fa mostra delle sue doti canore riempiendo il cielo estivo di Palermo con i suoi gorgheggi con Der Hölle rache ed ogni volta che un fa sopracuto vibra nell’aria dalla scollatura del vestito prorompe un seno generoso e ballerino. Che spasso!!!
Allegra e scanzonata ci parla della sua città e della sua terra, ma ha deciso di studiare l’italiano e il melodramma in Italia. Con una borsa di studio del conservatorio di Ankara è approdata in Sicilia e a casa nostra. La sua vita artistica e privata è andata avanti da quel lontano 1997 ed ora Burcu Kuru è un affermato soprano.
Il nostro incontro per una chiacchierata avviene tramite web ma sento la sua risata allegra e aperta e sono sicura che lei percepisca sempre il mio sguardo “materno”. Mi ricorda che già a quindici anni cantava nel coro della scuola ma pensava di volere diventare dottore come il fratello. Fu la madre che interpretando la sua vera vocazione insistette perché facesse l’esame di ammissione al conservatorio ad Ankara. Contestualmente agli studi in Conservatorio cominciarono quelli di lingua italiana presso l’istituto di cultura İtaliano. Dopo il primo anno l’Ambasciata italiana le regalò due mesi di corso a Roma in estate per studiare l’italiano. Da qui l’incontro con la Sicilia, il Conservatorio a Palermo e Trapani e tutti gli amici siciliani.
Continua la nostra conversazione e Burcu mi racconta del suo ritorno in Turchia.
“Avevo fatto un concerto presso la sala presidenziale di Ankara e tra il pubblico c’era il ministro della cultura e dello spettacolo. Dopo il concerto ho parlato con lui per pochi minuti e subito mi ha invitata a cantare presso il teatro statale di Antalya e dopo il mio debutto di Turandot (nei panni di Liu) ad Ankara e quello di Pagliacci (Nedda) ad Antalya sono stata assunta nel teatro come solista.”
Ha avuto una vita artistica molto impegnativa in Turchia e ha cantato più di quindici ruoli importanti tra cui Medea, Tosca, Rusalka, Don Giovanni…
Oggi vive a Stoccolma, si è dovuta allontanare dalla Turchia perché il governo vuole chiudere tutti i teatri a causa della situazione politica che sta trasformando il paese, cambiando la visione laica e democratica, trasformandolo in un paese islamico integralista.
Continua Burcu a parlare del suo paese e dei teatri e mi racconta:
“Abbiamo delle bellissime voci e cantanti che lavorano sia in Turchia sia all’estero. Ma il teatro non è fatto solo da cantanti. Dobbiamo per forza rinnovare lo staff creativo invitando gli artisti, scenografi, tecnici di luce, direttori d’orchestra, coreografi, registi per avere una visione larga e per confrontarci con il mondo.”
Forse è per questa visione dell’arte che Burcu Kuru non vuole solo interpretare un personaggio ma vuole dare un suo apporto personale attraverso la regia e così ritorna in Italia per studiare ancora per diventare regista.
Dedicato a Alessia, Alessandra, Burcu, Elisa, Elisabetta, Daniele, Giovanni, Giulio, Florinda, Mimmo, Katia, Sabrina, Maurizio, Ugo, Nancy, Ambra, Marco, Nunzio, Maria Francesca, Stefano,Valentina, Valeria… e a tutti i pianisti… perché scrivendo di Burcu Kuru scrivo di voi e vi ringrazio perché mi siete stati figli e perché lo avete amato come padre.