Giocare in-Difesa (nelle more di me).
Immaginiamo di giocare a stabilire chi è peggio, tra te e me? Vinco io, garantisco!
IO ho un brutto carattere. E non si dica che non avevo avvisato.
Si potrebbe dire che sono un tipo… gentile (si, si), allegro con tutti (si, si, si), estroverso ed entusiasta della vita: SI.
Sono gentile MA ho un terribile carattere. Non sono mica cose incompatibili!
Non tollero, ad esempio, le bugie ritmicamente croniche, non sopporto le costanti non-responsabilità di sé, non gradisco le eterne indecisioni, detesto le indifferenti scortesie, mi scontro con le maleducate prevaricazioni, combatto le infelicità ‘a prescindere’ e tutti i potenziali o dichiarati nemici della Contentezza.
Io ho un brutto carattere. E non si dica che non avevo avvisato
Addirittura rimprovero per strada chi butta a terra le cartacce, e sposto per dispetto specchietti e tergicristalli a chi posteggia l’auto come non dovrebbe.
È facilmente comprensibile che io sia tutto il giorno impegnatissima in fantasiose, caparbie, concettuali zuffe verbali d’ogni genere. Oltre che impegnativa.
Pungo, pungo tutto.
Per dire meglio: se non fossi nata scorpione, sarei stata certamente istrice. O almeno paglietta d’acciaio, nello zodiaco di suor Germana.
Se fossi una pianta, sarei probabilmente una semigrassa fiorita non stagionale, o qualcosa di altamente rampicante. Ecco, un bounganville.
Fossi un frutto, sarei per certo una mora, succosa e dolce MA (a capo, asterisco, scritto piccolino) con un groviglio di spine tutto intorno.
Maturerei solo in agosto, il mese più caldo e appiccicoso dell’anno, e mi si potrebbe raccogliere solo da un cespuglio selvatico a bordo – che ne so? – d’una scarpata o d’una trazzera dissestata.
Simpatica, n’è vero? Non una roba comoda. C’è da scegliere, se ne valga la pena.
Il vantaggio è che non ne faccio segreto, anzi avviso subito, a premessa del primo stringersi di mani, che non sono altro che un mucchietto di guai acquistati in anteprima… aggrovigliamenti telefonati, anticipati da un WhatsApp a doppia spunta azzurrina. Lo si è letto, e lo si sa. Amen.
A mia difesa, Vostronore, c’è da dire che di solito i frutti me li raccolgo da sola – a mani nude, avvezze a spine ed insensibili a graffi – offrendoli agli altri eventualmente già ben puliti o addirittura, per gentilezza, in forma di succo appena spremuto.
Lo trovo un gesto di Grande Cortesia, il tentare di evitare agli altri di pungersi. In fondo, che colpa hanno loro delle MIE spine?
Se ciascuno imparasse a gestire le sue armi in solitaria autonomia, il mondo girerebbe più sereno – mi sono ripetuta per anni! Ecco, Sissignore, l’ho detto, è così!
Il mio analista comunque sostiene che anche il gelato di more sia buonissimo. Risulterebbe chiaramente più fresco. Ci sto lavorando.
Nella stanchezza di fine giornata, nelle more di me, mi trovo spesso a rilassarmi nell’accarezzare delicatamente le spine rimaste (…perché NON pungono, se si è delicati!).
In fondo, per non farsi male, non ci vorrebbe che un pizzico di attenzione, autenticità e buon senso
Sola nel silenzio della notte, non temo quasi mai di ferire qualcuno né di essere giudicata. Ed è allora che mi espongo in bella mostra, libera, per ciò che essenzialmente sono: spinosa pianta rampicante ed infestante…. ma pur sempre dai dolci prelibati frutti.
In fondo, per non farsi male, non ci vorrebbe che un pizzico di attenzione, autenticità e buon senso.
Comunque resto gentile, e mi scuso dunque, ma la verità è che con le spine non si gioca che in-Difesa.