Disconnessi
Giovedì pomeriggio. Attese alla banchina, un tabellone che conta i secondi, li scandisce e se li porta via. Guardo chi aspetta come me, controlla l’orologio, tocca lo schermo di un cellulare, attacca gli occhi a qualche chat, qualche post, qualcosa di virtuale che lo rende, che ci rende, tanti automi. Disconnessi.
Una ragazza si sistema di fronte all’amica, faccia a faccia, ognuna con il proprio cellulare in mano. Ognuna a digitare compulsivamente, ad ignorarsi senza cattiveria, solo per distrazione. Tanto l’altra capisce. Disconnessi.
Arrivo in facoltà, mi siedo al bar che sa di brioche calde, di zucchero, di caffè e di rumori familiari, un vociare che mi conforta, mi tiene compagnia. Mischio pensieri e risate alla voce calda di un’altra italiana, un pezzetto di casa, un legame che non si spiega. Arriva una tedesca, biondissima e con due lapislazzuli al posto degli occhi. Mi stringe la mano, iniziamo a parlare di scuola, libri, viaggi, geografia, sensazioni. Connesse.
Siamo pietre focaie che si infiammano facilmente, e allora ci lasciamo portare e consumare dalla conversazione.
Il chiacchiericcio si infittisce, ma c’è sempre spazio per questo esile giunco, una finlandese dalla pelle chiarissima, ciglia lunghe e un’innata compostezza dei movimenti, come se il mondo le riuscisse semplice, delicato. Parliamo della Finlandia, della sua lingua, del suo Erasmus, di addii imminenti, di mesi volati, di casa che per ognuna ha un odore diverso, un clima, un cibo, un suono, una luce, tutto diverso. Eppure siamo connesse.
Via i cellulari. Caffè al centro, occhi negli occhi, entusiasmi facili. Siamo pietre focaie che si infiammano facilmente, e allora ci lasciamo portare e consumare dalla conversazione. Riconsideriamo gli orizzonti, le esperienze, ci soffermiamo su domande insolite.
Connesse.
Torno a casa, vedo persone ruotare intorno a un campo magnetico che li costringe attaccati ad uno schermo, una parola, un’immagine. Lo scorrere della home diventa malato, triste. Disconnessi.
Le porte della metro si aprono e scivolo via. Questa ultra connessione, questo raggiungere tutta l’informazione, tutte le distanze così facilmente ci ha resi assenti a noi stessi, disconnessi dalla vita vera.
Mi fermo di colpo. Sarà che anche io ero disconnessa e non lo sapevo?