The sound of silence
Dov’è finito quel tempo in cui ti fermavi ad ascoltare la tua voce, il tuo silenzio?
Parlare e non comunicare. Udire e non ascoltare.
Lasciarsi rapire dal nulla dove la voce del silenzio diventa l’assordante caos d’opinioni, dove le parole cadono come silenziose gocce di pioggia risuonando nel fondo dei pozzi.
Proviamo a tendere le nostre percezioni oltre il rumore che ci abbaglia, e ricominciamo ad amare parole illuminate e non accecate da quei neon.
Hello darkness, my old friend
I’ve come to talk with you again
Because a vision softly creeping
Left its seeds while I was sleeping
And the vision that was planted in my brain
Still remains
Within the sound of silence
In restless dreams I walked alone
Narrow streets of cobblestone
‘Neath the halo of a streetlamp
I turned my collar to the cold and damp
When my eyes were stabbed by the flash of a neon light
That split the night
And touched the sound of silence
And in the naked light I saw
Ten thousand people, maybe more
People talking without speaking
People hearing without listening
People writing songs that voices never share
No one dare
Disturb the sound of silence
“Fools” said I, “You do not know
Silence like a cancer grow
Hear my words that I might teach you
Take my arms that I might reach you”
But my words like silent raindrops fell
And echoed in the wells of silence
And the people bowed and prayed
To the neon god they made
And the sign flashed out its warning
In the words that it was forming
And the sign said “The words of the prophets
Are written on subway walls
And tenement halls
And whispered in the sounds of silence”
Quale oscurità si impadronisce ancora una volta dei miei sensi, lasciandomi come inquieta nel sogno?
Quale oscurità si ripropone a immagini senza darmi mai tregua, e impressionata nel mio io, dentro il mio silenzio, si rivela?
Oscurità che tradisce, se osservo bene, una luce riflessa.
Trascinata dai vortici del quotidiano la rimuovo e lei si smarrisce tra quei vicoli stretti e sterrati.
Accecata dai neon la cerco guardando a testa alta e scivolo su una pozzanghera. Allora, con il volto nel fango, scopro un mondo di larve, alghe e piccoli animali. Frammenti di paglia e pietruzze variopinte, cocci di bottiglia a forma di cuore, granelli di polvere mi appaiono come stelle.
Questo infinitesimo che stiamo perdendo abbagliati dai neon… “mipace mipace mipace”
Tra i click scorre anche un’altra vita: essenza assente accecata da lampi di luce, dove le parole non dicono nulla e i suoni non sentono.
Continuo a cercare parole nel fondo dei pozzi, e nell’oscurità il mio silenzio rivela frasi scritte sotto i lampioni e riflesse dalle pozzanghere negli occhi della gente.
Oggi queste parole le ho trovate sotto i sassi.