L’esperimento
Ho fatto un esperimento. Mi sono spulciata tutti i miei “followers” su Instagram. Scopro che le mie foto attirano per lo più casa produttrici di formaggio e gattare. Mi sta bene. Mi drogo abitualmente di Asiago e i miei gatti sono la faccenda più fotografata della casa. Quel che uno semina, raccoglie. Poi ho notato un’altra cosa. Circa il 90% delle persone scrive tra una descrizione e l’altra “profilo originale”. In che senso? Mi state dicendo che va tutelato con una specie di copyright casalingo il selfie, scattato dal titolare del cellulare però a sua insaputa, da cui sbuca un’inconsapevole tetta, nel caso della fashion blogger che la mattina si alza già perfettamente vestita, truccata e soprattutto pettinata, o di un incontenibile petto villoso da cui, tra una julienne di peli e un’altra, si intravede un orrido cavezzone dorato, nel caso del corrispettivo maschile? Va tutelata una foto di una bocca a culo di gallina che ha come didascalia una frase presa a caso dal sussidiario della quinta elementare tipo “Il paramecio è un essere vivente nelle acque dolci stagnanti, dal corpo cellulare rivestito di ciglia per mezzo delle quali può compiere movimenti di propulsione e rotazione” seguito dall’hashtag #BUONGIORNOOO? Davvero? Cioè, ok. Però anche meno eh…