E poi
E poi vedi che molti scritti oggigiorno iniziano con e poi. Così, prendendo un arco temporale e collocandocisi in mezzo, d’imperio, con fare goffo e un po’ tracotante. Decidendo anche con una certa insolente soverchieria che quant’è accaduto prima non sia importante: mi ci metto di traverso, e creo il poi senza dare prima. E poi, come se si disponesse con grande dimestichezza degl’artifizi linguistici, e al termine d’un lungo percorso letterario, avendo sperimentato ogni possibile figura retorica, ecco che, e poi, adesso me lo posso permettere, embé? Non è mica che l’ho visto fare a chi sa farlo e che ho deciso che fa figo.