Giovani rassegnati
Non so se si tratti di speranza, fede o forza. Però ho l’impressione che sia una miscela di queste tre a mancare. Sono stufa di parlare con giovani rassegnati; parlano piano e si confondono nel mormorio del loro lamentarsi. Attendono con sguardi bassi e svogliati la venuta del loro futuro piatto, accettano il lavoro dei loro incubi e aspettano solo la nuova stagione del loro telefilm del cuore. Le città cadono a pezzi e i mattoni sfiorano loro la punta delle scarpe, ma loro non si scompongono. Il cambiamento del domani è forse nei grugni delle loro bocche mute?