Pat Metheny – Last train home
Quando ero un bambino amavo osservare i binari del treno. Mi piaceva osservarli in campagna, dove il binario è spesso unico. Mi piaceva odorare il ferro ossidato. Mi piaceva guardare i binari perdersi all’orizzonte, dove le strisce di metallo lucido si avvicinavano fino a unirsi prima di scomparire. Mi piaceva, soprattutto, immaginare che quei binari portavano ad altri binari che a loro volta si congiungevano con altri binari che ne sfioravano altri ancora. E se io avessi voluto, se le mie gambe e il mio coraggio mi avessero assecondato, seguendo quella ragnatela di ferro sarei potuto arrivare in Svizzera, in Polonia e anche in Cina. Non di rado mi capitava di toccare il ferro e immaginare che le vibrazioni della mia mano sarebbero arrivate, sebbene attutite, dall’altro capo del mondo. Oggi mi piace credere che tutto ciò sia ancora possibile. Anzi di più: che i binari arrivino lontano, oltre questo mondo. Che ti giunga la vibrazione. La mia e quella di tanti altri. Che tu possa ascoltare, ovunque tu sia, questa canzone che mi facesti conoscere anni fa. Quando si era giovani e invincibili e i binari si piegavano come spighe di grano. Quando si era. Buon RadioFus, Mirko.