Enzo Jannacci – Ho visto un re
È una storia di pizza e moda, l’Italia. O meglio, che altro siamo noialtri agli occhi dei vicini, se non creatività e cibo? Ecco, penso che Napoli e Milano, nel bene e nel male, rappresentino l’aurea demagogica che ci accompagna nel mondo. Che poi un po’ di vero c’è. Anzi, c’era. Oggi tutto è alquanto sbiadito, insipido. Persino la demagogia. Prendiamo Milano. Così ne parlava Giorgio Bocca riferendosi ai sessanta: “Ci sono nella vita di una città dei momenti irripetibili, un pò come la fioritura dei ranuncoli di cui vi dicevo sul Col Birone, i momenti in cui tutto sembra andare per il verso giusto, per le giuste convergenze. Poi a quel consenso spontaneo sono subentrate le pubbliche relazioni, tutto si è burocratizzato, specializzato, separato, al posto di quella società omogenea ne sono arrivate altre a isole separate, neppure la prima della Scala, neppure la premiazione degli “Ambrogini d’oro” ci riportano a quel momento sociale magico.” Non so voi, ma a me ripensando a quella Milano vengono in mente derby della madonnina in bianco e nero, periferie in costruzione, Brera, il bar Jamaica, il Piccolo Teatro. E poi Enzo Jannacci, che qui interpreta una canzone scritta da Dario Fo. Giusto, c’era pure Dario Fo. Beppe Viola l’ho detto? Gaber? Gaber sì, dai. No? Bianciardi? Buona Milano che non è più da RadioFus, me, il Giambellino e bauscia tutti.