Ecco, questo è il blues!
Ogni mattina preparava la colazione, rifaceva i letti e lavava i piatti della sera prima.
Una sottomissione volontaria imposta soltanto dalla propria insicurezza.
Il pomeriggio studiava scorrendo gli appunti segnati in grande fretta. Si trattava di correggere gli errori che il maestro la sera prima le aveva vomitato addosso.
Schiava per necessità. Una sottomissione volontaria imposta soltanto dalla propria insicurezza. Eppure, era stata felice quel pomeriggio di tre mesi prima quando all’Arparage, alla fine del concerto, il maestro le aveva detto: Sei brava, ma non basta, devi studiare. Da domani verrai a vivere da me, vediamo cosa posso fare per te.
Aveva venticinque anni, un piccolo attico nel centro storico della città, un giro di concerti da pochi soldi ma sicuri, eppure dall’inizio del mese di ottobre aveva lasciato tutto per andare a vivere in quella enorme villa.
Adesso, si sentiva una studentessa liceale soggiogata da quel ricco isterico.
Hai talento, ma devi essere paziente, intanto vammi a preparare la cena, solo verdure mi raccomando!
Cameriera, cuoca, tuttofare.
La sera, dopo le undici, in quella villa però per lei si aprivano le porte del paradiso.
Musica, musica e jam session si alternavano nel sotterraneo della casa a tre piani.
Un andirivieni di folla: strumentisti di ogni tipo, famosi o appassionati, che arrivavano a gruppi sparsi portando con loro spartiti e fantasia. Solo allora il blues s’insinuava fin dentro le pieghe delle tende tra gli odori di sigari e rum.
Poi il maestro la chiamava: Tocca a te, vai!
Tremava, aveva paura.
Al centro del gruppo, davanti al microfono, scorreva la partitura, girava intorno lo sguardo e aspettava la battuta del leader di turno e al suo: one-two-three-four, partiva con la voce, dimenticava ogni spavento, pensando solo a fare dondolare le sue corde vocali tra le correnti del blues.
Alla fine, improvvisazione pura. Uno scorrere sciolto di armonia.
In quell’ora di canto che il maestro le concedeva, un flusso di libertà si snodava lungo le vene e il cuore danzava con la sua anima.
Le bastava questo per stare al mondo, il resto non contava nulla.