Hey Man
Hey Man.
Ciao Angelo personale, che piacere rivederti da queste parti, sei passato a trovarmi? Sei gentile, lo so, in fondo mi vuoi bene. Cosa? Devo ascoltarti? Dai, dimmi.
Hey Man, ascoltami. Silenzia tutti i rumori di sottofondo, falli svanire. Ecco, ora sei fermo nella tua auto, in un punto indefinito della città, una mattina qualsiasi. Ti guardi intorno. Volti, macchine, gente che corre, che parla, ride, riflette, si muove, da qualche punto verso qualche altra meta.
E tu? Dove vai tu? Quale parte di te sei adesso, proprio lì proprio in quel punto? Ti vedo sai, anche all’indietro, sennò che angelo sarei? Spostiamo le lancette dell’orologio a pochi minuti fa, qualche km più su. Eccoti, sei tu, uomo, sei il padre, gli abbracci, prendi la cartella, ciao tesoro, buona giornata, saluti alla maestra. Ti metti il sorriso più rassicurante che puoi, i bambini hanno bisogno di un papà stabile emotivamente, solido e che dia certezze. Sei tu, il padre che ha il compito di indicare il cammino e accompagnarle. Eh sì, lo so, c’è una chiave doppia anche in questo, ma facciamo finta che loro non lo sappiano, che tu sia la guida sicura e loro i piccoli rami delicati attaccati al tronco forte della quercia. E non invece che sono loro la guida che assegna un senso e una direzione e tu, caro uomo, sei attaccato come un viaggiatore che da solo potrebbe perdersi ad ogni istante. Rimane tra noi, certo, non lo diciamo a nessuno.
Giriamo ancora le lancette. Ti vedo più giù, pochi km da lì. Sei tu, arrivi col tuo soprabito chiaro, porti un giornale, un dolcetto, un pigiama di ricambio e roba pulita. Saluti gli altri degenti, cerchi di dispensare sorrisi che fatichi a scovarti dentro per poi tirarli fuori, dai un sobrio bacio in fronte al paziente per cui sei lì. Sei tu, sempre tu, ma stavolta sei un figlio. Sei lo stesso di prima, quello che accompagna le bambine a scuola. Ma sei anche un figlio, che assiste il padre anziano e malato. Altre volte sei un uomo che ha cercato di dare una mano ad altre sofferenze, fisiche e psichiche: potevi fare di più? Sicuramente. Ma se invece di crogiolarti in inutili sensi di colpa, apprezzassi quello che fai e assumessi quello come punto di partenza, stai certo che ti sentiresti meglio. E saresti più utile, a te stesso e agli altri.
Essere un uomo vuol dire anche saper chiedere
Hey man, ma che fai, arrossisci? Dai, sono il tuo angelo, a me puoi dire tutto, i pudori stanno a zero. Tanto ti vedo. Sei sempre nel tuo personale fermo immagine incantato, in mezzo al traffico ovattato, senza rumori. Hai un pensiero languido e strisciante in un angolo della mente e del cuore. C’è una donna speciale per te, non la vedi da un po’, ti manca un abbraccio, ti manca guardarla negli occhi, ti manca parlarle e ascoltarla, ti manca fare l’amore con lei. Allora, sì, ecco, sei ancora tu, insieme a quegli altri te, nello stesso preciso istante sei anche cuore che batte, sangue che gira nelle vene, amore, anima e cervello, cuore e pelle.
Sei tutto questo. Soprattutto, sei tutto quello che serve là dove c’è chi ami e chi ti ama. Gira la bussola e non puoi scegliere. Sei tutto. Anche quando essere tutto ti costa una fatica emotiva e fisica che non sei sicuro di poter reggere. Ma sei un uomo, vecchio mio. Nessuno ha più il compito di spiegarti in cosa consista essere un uomo e cosa sia giusto, ora sei tu che devi saperlo da solo. Segui la tua strada, segui tutte le tue direzioni, sdoppiati e moltiplicati se necessario, non c’è spazio per farsi troppe domande in certi momenti, né per essere stanchi.
I rumori di sottofondo adesso ritornano, clacson all’impazzata, gente che si muove frenetica, fermati un attimo, prendi un caffè. Poi vai da chi ha bisogno di te. Ogni tanto, se puoi, ricordati anche di chiedere. Di dire che hai bisogno di qualcuno e che questo qualcuno deve esserci. Essere un uomo vuol dire anche saper chiedere; anche per quello serve coraggio e mettere da parte filtri e orgogli inutili. Tutta sostanza, vecchio mio, conta la sostanza. Buona vita, man, ora vado, che ho un sacco da fare io, noi angeli mica siamo scansafatiche come voi umani…