La Fame di Hamsun e la rabbia del broccolo
Oggi sono contrariata: sono scesa a Roma, mia città natale, per fare un cambio di armadio pronta a risalire a Padova con il vestiario adatto alla bella stagione: via i maglioni, via le maniche lunghe, una bella riserva di t-shirt nella valigia, stipate fra i libri. E invece no: mi accolgono i 15 gradi di una città piovosa. Quindi i sapori fanno un passo indietro rispetto al normale andamento che avevo previsto, ovvero quello sulla scia dei sapori estivi, quantomeno primaverili.
Quindi si torna alle zuppe, creme, vellutate. Ma io sono contrariata, l’ho detto: oggi si va di sapori forti.
Proporrò una ricetta ed una citazione davvero arrabbiate e… voraci.
Crema di broccoli con ceci, uvetta, alici e crostini senapati all’aglio
Ingredienti:
– Broccolo siciliano, quello verde scuro insomma
– Una patata
– Ceci lessati
– Aglio, peperoncino, olio, pepe
– Alici sottolio
– Uva passa
– Pane casereccio, anche secco tanto serve per i crostini
– Senape
Lessate i broccoli e le patate, uniteli con un po’ di acqua di cottura ad un soffritto di aglio e peperoncino. Frullate il tutto e tenete da parte. Tostate il pane, conditelo con olio, aglio strofinato e un velo di senape e mettete da parte. Tenete l’uva passa a mollo 10 minuti e conservate l’acqua dove la ammollate: vi servirà per scaldarci qualche minuto i ceci.
Ora dovreste avere quattro contenitori: la crema di broccoli, il pane, i ceci e l’uvetta. Tirate fuori le alici e non vi resta che disporre nel piatto, nell’ordine: in primis la crema, poi le fette di pane con sopra le sardine e infine, al centro, i ceci – che avranno assunto un minimo il sapore dolce delle uvette, pensato per stemperare l’aglio, la senape, le alici ed il peperoncino che avete appena disposto – e l’uvetta. Spolverate con pepe e versate dell’olio a crudo.
E’ una ricetta arrabbiata, ma è davvero davvero buona.
Ho accompagnato questa zuppa ad un’altra ricetta dal sapore deciso: polpette di sgombro, rimaste quando ne preparai in gran quantità insieme alle zucchine ripiene di sgombro. Prometto che la settimana prossima vi illustrerò come prepararle, ma ci potete arrivare anche guidati dalla fantasia.
Ed ecco il momento della citazione
Cito un libro di cui vi parlerò a breve in maniera più approfondita perché merita di soffermarcisi.
Knut Hamsun, un Nobel di cui non avevo mai sentito parlare. Un Adelphi che ho comprato usato per l’apparenza vissuta e per il titolo secco, solenne: “Fame”. La quarta di copertina dice poco sulla trama, e in effetti è proprio la fame il fil rouge delle quasi duecento pagine del libro: la fame e niente più. Una fame che genera rabbia, smarrimento, allucinazioni, che rimette tutto in dubbio e che si fa unità di misura con cui il protagonista esplora la vita, che si insedia nella sua quotidianità fino a farsi tiranna.
Ricetta dal sapore deciso, ricetta arrabbiata; citazione che prosegue su un tono analogo.
Si parla di un vecchio…
“Io me lo vedevo sempre davanti, così malconcio e traballante, finché m’infuriai: sentivo che quell’individuo sciupava la serenità e con la sua bruttezza m’insudiciava la bella e limpida mattinata. Pareva un mostruoso insetto strisciante che a qualunque costo volesse conquistarsi un posto nel mondo e avere tutto il marciapiede per sé. Infine non ne potei più.”
Knut Hamsun, “Fame”
E’ la fame che gli rode dentro a rendere il nostro protagonista così vulnerabile alla presenza del povero vecchio, che lo lascia in balia di un mondo che con poco riesce a renderlo gaio o turbarlo. E qui il nostro protagonista è davvero davvero arrabbiato. Molto più di me che rido della sorpresa metereologica e sorridendo per l’ironia della sorte mi butto addosso uno strato in più ed esco lo stesso.
Buona domenica e… bando ai morsi della fame: buon appetito!