Ricchi e Poveri
Una piccola riflessione economico-sociale, con pochi numeri esemplificativi e tante domande che ognuno può fare. In tutto il mondo, al di là delle crisi e delle riprese, sta crescendo da anni la differenza tra ricchi e poveri. Dal 2009 ad oggi il numero dei miliardari è raddoppiato mentre ci sono ancora 900 milioni di persone che hanno fame. Vabbè, uno può dire, ma quelli sono posti dove la fame c’è sempre stata.
Allora si può prendere l’Italia. Secondo l’Ocse dal 1980 al 2008 la disuguaglianza è cresciuta del 33 per cento, gratificando così ogni tipo di governo per l’eccellente lavoro di redistribuzione del reddito del quale costantemente si sente parlare. Sempre secondo l’Ocse c’è stato uno scatto agli inizi degli anni Ottanta e poi non si è tornati indietro. Nel 1980 l’1 per cento della popolazione aveva un reddito pari al 7 per cento del totale. Quasi 30 anni dopo aveva raggiunto il 10 per cento. E lo 0,1 per cento della popolazione aveva un reddito pari all’1,8 per cento del totale. Ma 25 anni dopo questa quota è salita a 2,6. Ma l’aliquota marginale del reddito da pagare in imposte è scesa da oltre il 70 per cento al 43 per cento.
Il resto sono parole. In pratica stiamo vivendo un medioevo strisciante, povero per i più
Il motivo per il quale in tanti hanno risentito della crisi è semplice: già prima erano in difficoltà, e la crisi è stata solo il colpo finale, mentre nel futuro nulla fa presagire che ci sarà una seppur minima variazione di tendenza.
Nello stesso tempo si assiste a una silenziosa concentrazione dei poteri in poche mani, così che si può presagire che queste non saranno interessante a condividere né potere né ricchezze con troppi altri concittadini.
E questo avviene in una società che definiamo del benessere, dei consumi, dello spreco.