La colazione
Una tazza di latte e la colazione è fatta. Questa mattina sono determinato, convinto, diciamo pure più sicuro di me. Aspetto da quasi un’ora che suonino alla porta. Verranno. Sono stati chiari: domani alle otto e trenta. Non ho dubbi, tra poco saranno qui e tutto sarà chiaro. Li farò accomodare in cucina, mi sembra il posto più accogliente della casa. Li farò sedere attorno al tavolo e così tutto e per sempre sarà spiegato.
Mancano dieci minuti. Il latte è freddo. Odio le cose fredde. Potrei riscaldarlo, ma perderei tempo e non voglio. Tre fette biscottate e un velo di miele da spalmare.
Anche freddo, lo bevo senza zucchero.
Li farò sedere attorno al tavolo e così tutto e per sempre sarà spiegato.
Ho indossato, sotto la giacca, una camicia azzurra e la cravatta a righe, quella di tipo regimental, una scelta giusta, idonea per l’occasione. Righe alternate verdi, rosse e blu. Nessuno di loro deve dire che sono un cattivo ospite. La casa è pulita, ho sistemato ogni cosa in modo perfetto. Tutto è lucido, lavato, accogliente. Finisco la colazione e sono pronto.
Ho tolto già ieri tutte le foto che riempivano la libreria dell’ingresso. Le ho nascoste nel primo cassetto del mobile a lato del frigorifero. Non vorrei che si mettessero a curiosare o fare domande, perderemmo solo tempo.
Mancano ancora nove minuti.
L’ultima fetta biscottata e poi pulisco il tavolo e la tazza.
Ho smacchiato le tende, lavato il pavimento e i vetri delle finestre. Adesso le piastrelle della zona cottura brillano e luccicano come nuove. Nessun odore fastidioso. Sulla destra, a lato della credenza, l’orologio segna le otto e ventidue.
Non vorrei che si mettessero a curiosare o fare domande
Un rumore? Non può essere, ancora è presto. Hanno detto: domani alle otto e trenta.
Ero indeciso sul colore del pantalone. Ho scelto il grigio. Giacca blu e pantalone grigio. Perfetto, non avranno nulla da ridire. Almeno, spero.
Avrei dovuto tagliare i capelli.
Tre minuti e bussano.
Ieri, non sono voluto andare dal barbiere. Parla, parla, parla. Vuole sempre conoscere la mia opinione su tutto. Io gli rispondo con già, là, va, dà, può, o qualche volta faccio finta di dormire. Parla, parla, parla.
Un minuto alle otto e trenta. Sessantasecondi…trenta…venti.
Mi alzo.
Bussano, eccoli.