A stasera Pupetto
C’è una storia dietro ogni persona. C’è una ragione per cui loro sono quel che sono. Loro non sono così solo perché lo vogliono. Qualcosa nel passato li ha resi tali e alcune volte è impossibile cambiarli.
(Sigmund Freud)
Il sole investiva la stanza delle ragazze, lucente quanto il suo sorriso. Le figlie – intente a prepararsi per la scuola – abbandonavano ogni gesto frettoloso per baciarlo e lasciarsi abbracciare.
– A stasera papà!
In sala d’ingresso indossava la giacca e preparava le chiavi.
-Pupetto!
Zia Caterina – piccola e graziosa – annodava in vita il fiocco del grembiule a fiori apprestandosi a piccoli passi alla porta. Si fermava fiera ad osservarlo: la divisa blu e quel berretto esaltavano il suo fisico imponente.
Gli porgeva il fazzoletto e sulle punte si lasciava baciare la fronte e i capelli. Poi gli afferrava le gote come fosse un bambino e lo baciava
– Buon lavoro amore.
Nella famiglia Sgroi quel giorno ebbe inizio così, come il giorno prima e quello prima ancora: giorni semplici, puliti, autentici.
Zia Caterina amava lucidare a specchio il pavimento e ci raccomandava di non lasciare i segni dei nostri giochi temerari. Una volta ci scoprì a far merenda sotto il letto… che sermone! Da allora ci tenne sempre d’occhio: – la merenda in cucina… e a tavola!
A un cenno del suo capo, andavamo a conquistare la scatola di latta: forziere di fragranti frolle. Stava rinchiusa nello sgabuzzino su una scansia coperta da una pesante tenda plissettata. Quel bugigattolo conteneva un’infinità di tesori: una scatola di legno incastonata di conchiglie colorate… carillon… bambole e fiori di carta; profumava di sapone, dolci e frutta.
Con Erina e Maria, le mie cugine, giocavamo a nascondino tra le stanze appese a un lungo corridoio: la nostra pista. Scoprivamo anfratti sempre nuovi e da inventare, intanto zia ci coccolava con merende al cioccolato o torte margherita.
Zio Alfonso arrivava la sera.
Erina, la più piccola, sentiva l’ascensore al piano e guizzava per arrivare prima e saltargli al collo; lui la sollevava e la portava al petto, poi ci abbracciava e con inspiegabili giochi di prestigio, materializzava caramelle dalle nostre orecchie. Si affrettava in cucina ancor prima che la zia avesse asciugato le sue mani bianche, e la sollevava come faceva con noi bambine, tra i profumi caldi della cena.
Che tenerezza nel suo sguardo! La stessa la regalava a mia madre, unica sorella di sei fratelli. Veniva a trovarla sempre con un fiore.
Un giorno le diede la grande notizia che aspettava da tempo: era stato assunto come guardia giurata.
Con tanto entusiasmo fece dono ai fratelli di una sua foto in divisa: testimonianza di quel sogno realizzato.
Lavorò tutte le notti: mese dopo mese, anno dopo anno.
Col trascorrere del tempo i secondi, i minuti, le ore, cominciarono a fluire magmatiche come piombo. Stanco di vivere ai bordi del quotidiano, confidava sottovoce a mia madre, turbamenti e paure. Ma in cuor suo non rimpiangeva nulla, anzi, prima di andare via la rassicurava sorridendo.
Sento quel suo senso pieno del dovere e della responsabilità, quel sentimento paladino di servire il prossimo: fierezza che lo vestiva più della divisa.
Da ogni suo gesto, infatti, traspariva sempre quel perenne senso di gratitudine alla vita, emozione che percepii quando un pomeriggio d’estate venne a trovarci salendo i gradini due alla volta. Comunicò a mia madre che gli avevano dato il servizio di vigilanza nelle ore d’ufficio, e presso un rinomato Istituto di Credito.
Come la avverto ancora quella gioia! Se ci penso solo un attimo sento il suono della sua voce squillante e un po’ vezzosa. Sento quel suo senso pieno del dovere e della responsabilità, quel sentimento paladino di servire il prossimo: fierezza che lo vestiva più della divisa.
Sento quella purezza del donarsi alla famiglia con affetto candido e fanciullo.
Nella famiglia Sgroi quella mattina del 26 aprile 1979 ebbe inizio così, come il giorno prima e quello prima ancora.
La baciò in fronte sull’uscio di casa:
– a stasera Pupetto.
http://stragedeglieroi.altervista.org/Eroi/alfonso_sgroi.html
Alfonso Sgroi
26 aprile 1979
Guardia giurata, 42 anni, svolgeva servizio di vigilanza davanti la sede della Cassa di Risparmio di via Mariano Stabile, nel centro di Palermo. La mattina del 26 aprile del ’79 un bandito gli sparo un colpo al petto durante una rapina. Sgroi ebbe il “torto” di tentare di fare il suo dovere, quello di scoraggiare i rapinatori dall’assaltare la banca. Erano in quattro, tutti armati di pistole di grosso calibro, e tra essi c’era anche il futuro superkiller Pino Greco, detto “Scarpuzzedda”.
La rapina, come si apprese dopo anni da un pentito, era stata organizzata da Cosa Nostra, dalla famiglia mafiosa di Corso dei Mille. I quattro banditi erano con il volto coperto, entrarono in banca e portarono via un centinaio di milioni. Uno dei malviventi teneva sotto la minaccia della pistola Alfonso Sgroi e prima di fuggire gli sparò a bruciapelo un colpo al petto uccidendolo all’istante.
http://liberamb.altervista.org/vittime-innocenti-di-mafia-26-aprile/
26 Aprile 1979 Palermo. Ucciso il metronotte Alfonso Sgroi, durante una rapina alla Cassa di Risparmio.
Alfonso Sgroi, 42 anni, era metronotte alla Cassa di Risparmio di Palermo. La mattina del 26 aprile 1979 ci fu una rapina nella banca in cui prestava servizio. Tentò di intervenire fermando due rapinatori ma altri due complici lo colpirono alle spalle. Scapparono lasciandolo agonizzante. Per Alfonso non ci fu nulla da fare. Lasciò una moglie e due figlie.
Facevano parte della banda dei rapinatori i mafiosi Pino Greco, detto “scarpuzzedda”, e Pietro Marchese.
http://www.liberanet.org/index.php/2011/02/alfonso-sgroi/
Era una guardia giurata e svolgeva servizio di vigilanza davanti la sede della Cassa di Risparmio di via Mariano Stabile, nel centro di Palermo. La mattina del 26 aprile 1979 ci fu una rapina alla sua banca e nel tentativo di proteggere una donna venne colpito a morte.
https://www.facebook.com/Dedicato-Alle-Vittime-Delle-Mafie-137023883008998/