Phobos, riderete di paura
La porta si chiude con un tonfo sordo e metallico. Il lucchetto stringe il morso. Siamo chiusi dentro, il mondo è fuori. Un fremito ci assale. Ingoiamo le risate fatte fino a un istante prima. Si deglutisce. Scendiamo. Non si vede nulla. Scale. Scale. Scale. Passo dopo passo non si vede nulla. Nulla e ancora nulla. Tastiamo i gradini col piede, uno a pestare l’altro a trascinare, mentre gli occhi lentamente si abituano al buio. Le regole sono ferree. Non parlare, muoversi in silenzio. Circospezione. Potrebbe sentirci.
Siamo a Phobos, l’escape room a tema horror ideata da Maurizio Capuano, Antonio D’Alessandro e Gennaro Monforte, interrata nel ventre di Napoli nei locali sotterranei del Kestè, già cappella Pappacoda. Pare che lì in passato qualcuno celebrasse strani riti.
E’ solo un gioco, ti dici. Nient’altro che un gioco. Stupido, persino. Ma niente, non te l’aspettavi così.
All’ingresso non pensavamo di poter provare davvero paura. Non credevamo che la paura potesse essere tanto divertente.
Ne abbiamo letto su internet. Ci ha incuriosito, abbiamo contattato il locale. E adesso ci siamo dentro con tutte le scarpe, rinchiusi per tre lunghissimi quarti d’ora in un sotterraneo insieme a sei altri sconosciuti, a provare a risolvere un enigma. A trovare la chiave per uscire. Non ci riusciremo.
Pensavamo fosse già buio, ma a quanto pare esistono bui più profondi dei nostri sguardi. Ci muoviamo a tentoni. Mani che non si conoscono si stringono. Qualche indizio compare, una sciarada, pezzi di puzzle, una ricostruzione. Scritte sui muri. Cerchiamo una soluzione. Un videogioco, un film, tanti film vengono in mente. Il sesto senso. Doom. Il silenzio degli innocenti. Dungeons and Dragons. The Ring. Proseguiamo. Ci siamo stati in questi posti. Ma adesso ci siamo noi. Ed è diverso avere il fiato sul collo.
Qualcuno inciampa. Poi un’ombra, e un urlo agghiacciante squarcia la notte. Feroce, cruento. Affamato. Una rabbia profonda, che viene da lontano. Urliamo a nostra volta, scappiamo, corriamo, ci avvinghiamo ci sciogliamo inciampiamo ci rialziamo ricadiamo. Uno sull’altro. Ci insegue. Ha fame. Di cibo e di anime. Urliamo. Ridiamo. Ridiamo forte, a squarciagola.
All’ingresso non pensavamo di poter provare davvero paura.
Non credevamo che la paura potesse essere tanto divertente.
Andateci, è imperdibile.
Siamo stati da Phobos nei locali del Kestè,
a Napoli, Largo San Giovanni Maggiore Pignatelli (mappa)
Phobos aspetta le sue vittime, ogni domenica dalle 17,00 alle 00,30, ogni 75 minuti.
Info e prenotazioni qui: info.phoboscorp@gmail.com