Rigore è quando arbitro fischia
Ogni vicenda umana ha debiti più o meno ingenti con la sfera dell’immaginario e ha bisogno del suo corollario
mitico. Se una partita di calcio fosse una battaglia tra eserciti, e reggessero accostamenti arditi tra Achille e Zidane, o Agamennone e Altobelli; se al posto delle tre Parche fossero le terne arbitrali a tessere i fili del Fato; se alle eroiche imprese di Alessandro Magno e di Gengis Khan potessero assimilarsi quelle di Arrigo Sacchi e – da ultimo – di Claudio Ranieri; se insomma il calcio fosse un racconto mitico, ebbene la sua lirica si nutrirebbe della voce roca di Sandro Ciotti, e la sua Epica narrerebbe del calcio di rigore.
Nino non aver paura a sbagliare un calcio di rigore, canta un indimenticato Francesco De Gregori nella sua Leva calcistica del ’68. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore. Perché il calcio di rigore è l’apoteosi delle emozioni che possono provarsi sul campo di calcio.
Un detto popolare nel calcio dice peraltro che chi non tira non sbaglia, facendo leva sul bagaglio virile di coraggio e spavalderia che deve comunque contraddistinguere la mitopoiesi del calciatore tipico.
Tirare un calcio di rigore richiede molto più che una buona tecnica di base. Occorrono nervi saldi, cuore fermo, sangue freddo. E poi, ancora, occorre conoscere i movimenti del portiere, attendere il momento in cui questo si sbilancerà verso uno dei due lati per poi calciare il pallone nel lato opposto. Quella del rigorista è una vera e propria categoria. C’è chi i rigori li calcia e chi no. Spesso sono attaccanti e centrocampisti, ma non mancano i difensori e addirittura, soprattutto in Sudamerica, i portieri (Chilavert su tutti). Il rigorista è ambitissimo nelle aste del fantacalcio, è colui che tutti cercano con lo sguardo non appena l’arbitro indica il dischetto. Il rigorista. L’uomo che si carica della responsabilità di undici giocatori in campo.
Tirare un calcio di rigore richiede molto più che una buona tecnica di base. Occorrono nervi saldi, cuore fermo, sangue freddo.
trovandosi al posto di Nino, è facile aver paura.
A proposito. Tutti abbiamo in mente il già citato errore di Baggio dagli undici metri nella finale del Mondiale 1994 contro il Brasile. Quello che non tutti sanno è che quel campionato del Mondo non solamente finì con un rigore calciato oltre i pali della porta, ma allo stesso modo ebbe inizio! Durante l’inaugurazione del torneo, infatti, la cantante Diana Ross calciò un fittizio rigore a lato. Quando si dice, il destino.
Brevissima è la messa in scena del calcio di rigore. Pochi istanti separano il fischio dell’arbitro dal tiro in porta. Ma per un tifoso sono attimi che restano impressi nella memoria, con sussulti emotivi assimilabili a quelli d’una esecuzione, con un unico carnefice al posto del plotone. Trovarsi da una parte o dall’altra del dischetto in fondo è una ruota: gli studi dimostrano che i rigori vengono assegnati da una parte o dall’altra in modo pressoché equanime nel lungo periodo. A meno che una squadra non indossi completi bianconeri, naturalmente.
Per il portiere, invece, è un gioco al vantaggio: comunque incolpevole in caso di gol, si gioca le chance di risultare decisivo per le sorti dell’incontro. E in qualche caso di proiettarsi nel mito. Ne sa qualcosa il leggendario portiere rumeno Ducadam, artefice della vittoria della sua Steaua Bucarest nella Coppa Campioni 1986. Guardare per credere.
Per l’arbitro, infine, concedere un rigore significa provare il brivido della decisione determinante. Un fischio che può valere una partita. Lui lo sa benissimo. Poi, insomma, in qualche caso il direttore di gara c’ha preso particolarmente gusto:
Ci sono cose non note ai più relativamente alla decisione arbitrale di concedere o meno un rigore. Ad esempio, nel caso l’arbitro non sia certo che il fallo sia avvenuto dentro o fuori dall’area di rigore, egli getterà un occhio sul guardalinee. Se regge la bandierina con la mano destra, per lui è rigore; se con la sinistra, ha giudicato il fallo commesso fuori area. E se vuole invece conforto su un fallo? In quel caso, se anche per lui è fallo, l’assistente metterà la bandierina in mezzo alle gambe. No, non dove pensavate voi.
Ma quand’è calcio di rigore? Il compianto allenatore della Sampdoria Vujadin Boskov sosteneva: quando arbitro fischia. Proprio così. Un calcio di rigore – dice il Regolamento – viene accordato contro la squadra che commette, all’interno della propria area di rigore e mentre il pallone è in gioco, una delle dieci infrazioni previste dalla regola 12 e punibili con un calcio di punizione diretto. Una rete – si tiene a chiarire – può essere segnata direttamente su calcio di rigore.
La procedura è semplice, come semplice è sparare sulla Croce Rossa. Il pallone deve essere posizionato sul punto del calcio di rigore. Il calciatore incaricato deve essere chiaramente identificato. Il portiere deve restare sulla linea di porta, all’interno dei pali, facendo fronte a chi esegue il tiro fino a quando il pallone è stato calciato. Tutti gli altri calciatori devono stare all’interno del terreno di gioco, al di fuori dell’area di rigore, dietro il punto di tiro e ad almeno m. 9,15 dallo stesso punto. Insomma, avete presente la fantomatica lunetta che sta fuori all’area di rigore? Ecco, serve a delimitare la distanza da rispettare su calcio di rigore. E a nient’altro, se non a rendere molto più accattivante un campo di calcio.
Dopo che i calciatori hanno preso posizione, l’arbitro fischia l’esecuzione del calcio di rigore; il calciatore incaricato deve calciare il pallone in avanti e non può toccare di nuovo il pallone prima che sia stato toccato da un altro calciatore. Il pallone è in gioco quando è calciato e si muove in avanti. Se l’esecutore del calcio di rigore tocca il pallone di nuovo prima che questo sia stato toccato da un altro calciatore, subirà un calcio di punizione indiretto. Lo stesso vale in caso di ribattuta da un palo o dalla traversa, perché i legni sono neutri rispetto l’applicazione di questa regola.
Per finire, uccidiamo un luogo comune e vi sottoponiamo due quesiti non facili.
Fare una finta durante la rincorsa per confondere gli avversari è consentito in quanto fa parte del gioco. Tuttavia non si può fare finta di calciare il pallone una volta completata la rincorsa: è comportamento antisportivo, e scatta l’ammonizione. Proprio come è successo qui, sempre a Messi:
Ed eccoci ai quesiti. Occhio che son difficili! Il primo:
L’arbitro dà il segnale di esecuzione di un calcio di rigore. Un calciatore della squadra che ne beneficia colpisce un avversario all’esterno dell’area di rigore. L’arbitro ha visto quanto accaduto. Quale deve essere la sua decisione?
L’arbitro consente l’esecuzione del tiro. Se viene segnata una rete, il calcio di rigore deve essere ripetuto. Se non viene segnata una rete, l’arbitro interrompe il gioco e lo riprende accordando un calcio di punizione indiretto, a favore della squadra difendente, nel punto in cui è avvenuta l’infrazione. In entrambi i casi, espelle il calciatore colpevole per condotta violenta.
E ancora:
Il calciatore che esegue un calcio di rigore passa il pallone indietro ad un compagno che segna una rete. Quale deve essere la decisione dell’arbitro?
L’arbitro interrompe il gioco e lo riprende con un calcio di punizione indiretto in favore della squadra avversaria dal punto del calcio di rigore.
Attenzione, però. Come abbiamo detto, se invece appoggia il pallone in avanti… Guardate che avevano inventato Cruijff e soci:
Ma le sorprese non sono finite: vedrete la prossima settimana quanti misteri si celano dietro una cosa facile facile come la rimessa laterale! A lunedì.
Sorpresi di aver scoperto cose nuove sullo sport che più amate e che credevate di conoscere a menadito? Curiosi di saperne di più? Scaricate qui una copia del Regolamento del Gioco del calcio: avrete di che parlare con gli amici!