Dai banchi del liceo: Il Prologo
Si dice: Ci vediamo, dai che organizziamo un ritrovo, quando facciamo la famosa pizzata? Ma poi passano gli anni.
Magari dieci.
E un giorno così, quasi per caso, il ritrovo di classe arriva davvero. Dai banchi del liceo: Il Prologo. Da adolescenti maturi siamo diventati adulti acerbi, ragazzi che sono ancora ragazzi, anche se hanno quasi 30 anni. Qualcuno si è sposato, qualcuno lo farà a breve. Altri convivono, altri si stupiscono perché il topo da biblioteca adesso ha una ragazza o la secchiona inguardabile è diventata la nuova Belen. Chi l’avrebbe mai detto?
Nessuno. Quando si rubava dalla sala insegnanti il compito di matematica preparato dal prof e glielo si faceva preparare per tutti il giorno prima a casa. Quando il sabato sera era sabato sera solo se si facevano almeno le 3 di notte, altrimenti sfigato/a. Quando sigarette al cambio d’ora e ripasso sconsolato a ricreazione. Quando la gita volevamo farla con quelli di quinta.
Ciao! Ciao! Muà, muà! Smack, smack! Ne dai due o tre di baci? Sorrisoni. Gridolini. Abbracci finti ma spontanei. Anche con chi non si è mai sopportato. Anche con chi il primo pensiero è stato Speriamo che non venga. Perché il tempo è galantuomo, dicono. E davvero un po’ lo è. Soprattutto quando gli altri sono rimasti uguali ma tu sei cambiata. Vedi debolezze, laddove prima avevi eretto un piedistallo. Cogli la fragilità del leader, l’insicurezza della reginetta. E provi empatia. Sono fragili, come te.
C’è chi ha messo punti, punti e virgola, a capo e maiuscole. Alla vita. Chi è in carriera, chi pensa di rimandare ancora un po’ l’ultimo esame all’università. Chi è disoccupato. Chi casalinga. Chi è incinta, chi è lesbica. Sorprese e conferme. Un velo di malinconia, per quegli anni che comunque non ti piacevano, ma che alla fine non cambieresti.
Ti ricordi quando avevi i capelli rossi e la salopette? Prima liceo. Come ha potuto ricordarsi? Non siamo mai state amiche. Sì, e i dr Martins a fiori. E il labello alla ciliegia. Sembravo una Bratz, modello figlia dei fiori.
No dai, ah ah!
Tu avevi i pantaloni a zampa. Io un pennello per raccogliere i capelli nello chignon. E ci sedevamo per terra a fumare aspettando l’autobus.
Ti ricordi la pronuncia francese di V? E le mani sudaticce di P? E quella volta che S ha avuto un attacco di panico e il prof ne ha approfittato per toccarle le tette?
Qualcuno è ubriaco e ha iniziato a parlare di filosofia. Il tono è lo stesso di quando ci si faceva le canne a casa di F. Però non è divertentissimo. Domani starà male. Si renderà conto di aver detto un mucchio di cazzate e forse si maledirà per il ricordo lasciato alla classe nei prossimi dieci anni. Perché allora non la pensavi così? Forse perché non ti eri mai seriamente ubriacata.
Devo andare. Si è fatto tardi.
Ciao! Ciao! A presto.
Li guardi da lontano e mentre metti in moto la macchina pensi: In fondo sarete sempre i miei compagni di classe.