Monologo del dittatore ovvero il sogno dell’allenatore di calcio (II° e Ultima Parte)
Maestri magiari, anarchici senza regole, logori nella mente, nel fisico, m’insegnarono i trucchi del mestiere, compresa la quantità di grappa che il mio fisico sarebbe stato in grado di sopportare giornalmente.
Al ritorno m’inserii facilmente all’interno del Circo, soldi pochi, poco mangiare, lavoro tanto, insomma le cose veramente avevano preso un percorso davvero tutto in salita. SCIUUUUUUUUUU…
Ma imparavo e la notte sognavo. Il modulo giusto, la combinazione perfetta che realizzasse, per la durata dello spettacolo, la mia visione. L’incastro perfetto di cinque leoni che s’incontrano in alto e con un balzo leggero dare forma a una stella. Poche parole, qualche trucco e il gioco è fatto. Non dovevo fare altro che vincere la sfida. Diventare padrone della mia vita e di quella degli altri. Questo, se solo le bestie mi avessero capito.
cinque leoni che s’incontrano in alto e con un balzo leggero dare forma a una stella
Ascoltami, Miranda, come ogni sera, stavamo seduti sulla panca del cortile a fumare e bere l’ultimo bicchiere di grappa, un giorno allenavo una squadra di calcio. A cinque minuti prima del fischio di fine, il portiere era fuori dei pali, campo aperto, porta vuota, la vittoria vicina, sentivo l’odore del trionfo tra le narici, il pallone lucido e rotondo scorreva dritto oltre la linea… poi arrivò lui Mario Pallomeni, il mio centravanti esordiente, detto la Gallina che, scivolando sull’erba bagnata, respirando la neve di gesso, di testa buttò oltre la traversa il pallone indirizzato verso la rete degli avversari. Perdemmo uno a zero, tutto colpa del mio giocatore, raccomandato dal Presidente. Mi fischiarono fino sotto casa, quella fu la mia ultima partita.
Te lo dico sempre, sei un idiota! Disse Miranda. SCIUUUUUUUUU…
Questo cappello è ridicolo. La mia storia finisce così.
Te lo dico sempre, sei un idiota! Disse Miranda
Passarono anni. Poi, il padre di Miranda lasciò tutto. Mi chiamò nella sua grande roulotte: Arrigo, vieni qua vicino, devo chiederti scusa, forse ho esagerato. Perdonami, se non ti avessi raccontato tutte quelle scemenze, forse avresti ancora il tuo lavoro in banca…Ma le cose forse sono più complicate di quelle che sembrano, davvero, io quelle emozioni di potere e onnipotenza le ho vissute. Le mani non erano più le mani forti e nerbute che ricordavo. Il viso, magro e secco come una capra, sembrava dondolare senza tregua da sinistra a destra, dal basso in alto, un movimento che mi costringeva a guardare altrove per non vomitare. Ho provato l’euforia del potere…continuò …Non mi pento di nulla, neanche delle sofferenze che ho causato… volevo costruire un mondo perfetto, a mia somiglianza.
Tempo sprecato, come vedi ho perso tutto, mi restate solo voi: tu e mia figlia.
Ssiiiìììììììi, è strana, ssssssiiiiiiiii, è un poco esagerata, ssssssssiiiiiiii, è estrosa, ma è una fuoriclasse, con un sorriso malvagio allentò il rollio del capo, figurati, voleva fare l’insegnate di Greco e Latino e si troverà da domani a gestire questa baracca. Un gruppo di falliti, frustrati ubriaconi. Scusa, scusa non mi riferivo a te…Comprendila. Dille sempre di sì, promettimelo, non contraddirla e tu, se puoi, scappa, fatti una famiglia vera, sposati, fai figli, che qui la partita è persa. SCIUUUUUUUUU…
E sono qui! Signori.
Ho girato il mondo, ho avuto storie, mai una donna ha voluto legarsi a me, forse perché, non riuscendo a governare lo spettacolo, non riesco a governare me stesso.
Eccomi qui, pulce senza zampe e senza bocca che, nell’odore del ginepro ben distillato, più gradi ha meglio è, s’inquieta di giorno e poi si annulla la sera, nel sonno della quotidianità.
Non ho vinto nulla, è stata la grappa a decidere per me.
Passerà, passerà. Chissà cosa il futuro vorrà concedermi, se avrò tempo.
SCIUUUUUUUUUUUUUU…
Miranda, ascoltami! Adesso ti spiego le regole del calcio. Sai? Le partite si possono vincere anche se sei più debole degli altri, sono necessarie tre cose: fortuna, il modulo e…no, lascia perdere, non capiresti…
Arrigo, sei un idiota. Disse Miranda. Buonasera
il racconto è staro pubblicato, per la prima volta, su NOVA n.59/2015 ed. IL RABDOMANTE.