Pennellate d’artista: il calcio di punizione
Una tela da pittore sta a una porta da calcio come un pennello sta a un calcio di punizione. Se c’è arte nel gioco del calcio, questa s’esprime coi tiri liberi da lontano, che sono concessi in seguito a un fallo avversario. L’elenco delle prodezze è innumerevole, così come quello delle firme. Perché sì, le punizioni hanno firme e stili non meno che le opere d’arte, e questi stili si chiamano come i loro autori.
Una punizione alla Platini potrà somigliare a una alla Baggio, a una alla Pirlo o ancora a una del Pinturicchio, al secolo Alex Del Piero, indimenticato esecutore di audacie dalla distanza. Colpo morbido sotto al pallone, che si alza teso verso la porta avversaria, sorvola dolcemente la barriera per poi precipitare improvviso, come non più sospinto senza valida ragione, dove nessun portiere potrà arrivare, proprio lì dove palo e traversa s’incontrano alludendo alla forma del numero sette.
La punizione nel sette è la prodezza principe del gioco del calcio
Questa che vi proponiamo è una delle punizioni più famose mai calciate nella storia di questo sport. A trasformarla è il già citato terzino brasiliano Roberto Carlos. Uno che con questo genere di calci piazzati, a “tre dita”, ha creato una leggenda. E se non credete a noi, credete alle parole del telecronista Carlo Nesti prima ancora che il verdeoro lasci impietrito il portiere francese Barthez con una sassata da 35 metri. E se non credete manco a lui, guardate qui e lasciate perdere troppi discorsi.
Ma la meglio punizione ch’io abbia mai visto fu quella di Roberto Barella (nome di fantasia per nasconderne la vera identità) durante la finale di un torneo delle frazioni del comune. C’è chi dice che al difensore in barriera non crebbe più la barba dopo il sibilo del pallone a pochi centimetri dalla pelle, chi afferma di aver sentito il colpo sordo del pallone sulla barriera a chilometri di distanza. Ora, costui era un energumeno di quasi un quintale di stazza, con le mani grandi e tozze di chi impasta cemento da mattina a sera e i piedi iniettati di piombo e chissà quale altra lega. Fatto sta che il pallone fu calciato con tale e tanta veemenza che nonostante siano passati alcuni anni, ancora adesso, se osservate di profilo la traversa dove il pallone terminò la corsa e pure i suoi giorni, noterete una leggera rientranza.
su calcio di punizione non si può mai segnare direttamente un’autorete
E mentre una graziosa (perchè no?) cameriera bionda vi spilla una media, date un occhio a questa telecomandata di Platini. Il di dietro alla cameriera lo osservate dopo. Quello non scappa. Il pallone di Platini, beh, ditelo al portiere della Roma.
L’esecuzione è molto semplice: si posiziona il pallone sul punto in cui è avvenuto il fallo, e tutti gli avversari devono stare a una distanza minima di 9,15m da esso. L’esecutore allora tira la punizione. Il pallone sarà considerato in gioco nel momento in cui viene toccato e si muove. Chi batte la punizione non potrà toccare di nuovo il pallone prima che sia stato toccato da un altro calciatore.
Alla regola generale corrispondono alcune eccezioni. Per esempio se una punizione è accordata ai difensori nella propria area di rigore, tutti gli avversari oltre a stare a 9,15m dal pallone dovranno a che trovarsi all’esterno dell’area di rigore. Il pallone, poi, sarà in gioco sono quando uscirà dall’area di rigore. La stessa regola, come vedremo, vale pure su calcio di rinvio: avete mai notato che i difensori aspettano i palloni all’esterno dell’area? Ecco, adesso sapete perché.
Se poi un calcio di punizione è accordato ai difensori all’interno dell’area di porta, sarà possibile eseguirlo da qualsiasi punto dell’area di porta, mentre se si parla dell’area di porta avversaria dovrà essere eseguito dalla linea parallela alla linea di porta: più vicino non è possibile. In questo caso particolare si può derogare alla distanza di 9,15m e i giocatori della squadra che subisce la punizione potranno mettersi sulla linea di porta, una mano a proteggere le parti basse, e l’altra dietro la schiena. Con le dita incrociate.
Se questa storia delle punizioni in area non l’avete ancora digerita, se volete vedere un piede toccare un pallone a mo di pennello, se volete capire perché Maradona è Maradona, se ancora non vi è chiaro il motivo per cui a Napoli si trovano altarini votivi dedicati a Diego, noi abbiamo la soluzione per tutto. Guardate qui sotto e capirete di cosa stiamo parlando.
Poi c’è la pratica del gioco. Quella un po’ meschina, da bulletti di periferia. Nel calcio ci sono pure codici di comportamento. E succede che, insomma, quei metri di distanza nella pratica non è che vengano sempre molto rispettati, e a categorie inferiori corrisponderanno distanze inferiori. Ci sarà sempre un giocatore deputato a piazzarsi a presidio del pallone come l’arbitro fischia una punizione contro. Questo per impedire che gli avversari possano battere subito la punizione, approfittando di un codicillo scritto da qualche parte nel Regolamento: l’arbitro col suo fischio interrompe il gioco e ne autorizza l’immediata ripresa.
Poi c’è la pratica del gioco. Quella un po’ meschina, da bulletti di periferia
“Se perdete per più di 3-0 nessuno tornerà a casa vivo”.
Veniamo adesso alle curiosità. Sgombrando innanzitutto il campo da un equivoco. Le finte, signori, si possono fare: “fare una finta durante l’esecuzione di un calcio di punizione per confondere gli avversari è consentito in quanto parte del gioco”.
E anche le carambole si possono fare: “se un calciatore, mentre sta eseguendo un calcio di punizione, calcia volontariamente il pallone contro un avversario al fine di poterlo rigiocare, ma non lo fa in maniera negligente, imprudente o usando vigoria sproporzionata, l’arbitro dovrà lasciare che il gioco prosegua”.
Infine vi sottoponiamo un caso di casistica regolamentare, giusto per vedere se avete capito un ciufolo leggendo quest’articolo. Occhio però: non è delle più facili.
Un calcio di punizione indiretto è accordato ad una squadra all’interno della propria area di rigore. Il calciatore calcia il pallone e quest’ultimo tocca un compagno che si trova in detta area; il pallone quindi ritorna all’esecutore del calcio di rigore che, per impedire che entri nella propria porta, lo ferma con le mani. Quale deve essere la decisione dell’arbitro?
La risposta probabilmente vi stupirà: Il calcio di punizione deve essere ripetuto dal momento che il pallone non è in gioco fino a che non esce dall’area di rigore verso il terreno di gioco.
Fregati: non è rigore. Almeno fino alla prossima puntata, quando si parlerà del calcio di rigore. Ci vediamo lunedì.
Sorpresi di aver scoperto cose nuove sullo sport che più amate e che credevate di conoscere a menadito? Curiosi di saperne di più? Scaricate qui una copia del Regolamento del Gioco del calcio: avrete di che parlare con gli amici!