Ore Diciotto in punto, una storia quasi vera…
Ore Diciotto in punto è un film indipendente, nato per una sana, contagiosa, rigorosa, semplice, partecipata e co-prodotta follia e cresciuto senza gli schemi della ‘giungla dei grandi’, semmai con le dinamiche di un ‘frullatore’ – come dice il regista Giuseppe Gigliorosso – in cui tempo e spazio si comprimono, esplodono e stordiscono. Io mi chiedo: non è forse proprio così la vita di tutti noi?
Per vivere occorre coraggio.
Un prodotto ‘in economia’, senza finanziamenti, una cosa che dà forza al nostro tempo, in cui vediamo cinema e librerie scomparire dal tessuto culturale e sociale delle città. É proprio nella piccola ma preziosa libreria dello spettacolo Broadway, nel cuore di Palermo, che ho avuto la fortuna di incontrare il regista, l’assistente alla regia Ugo Flandina ed alcuni dei protagonisti del film, in occasione della presentazione del dvd (distribuito solo online e appunto alla libreria Broadway).
Selezionato al Taormina Film Fest, Miglior regia al Festival dell’arte cinematografica di Imperia, premio del pubblico (esiste un riconoscimento più diretto?) per il miglior lungometraggio allo Sciacca Film Fest, selezionato al Beijing International Film Festival, recensito da diversi siti di cinema.
Ore Diciotto in punto è una fresca ed orgogliosa autoproduzione che realizza la sua sceneggiatura nei dintorni di Palermo, presso Castronovo di Sicilia e Valledolmo, affidandosi ad attori carichi di innato entusiasmo e profonda teatrale comunicatività, essendo in prevalenza i teatri palermitani il loro contesto abituale e naturale:
Paride Benassai, Salvo Piparo, Roberta Murgia, Valentina Gebbia, Giuseppe Santostefano, Gigi Borruso, Stefania Blandeburgo, Giuditta Perriera, Fabio Gagliardi, Maurizio Bologna, Lollo Franco, Ernesto Maria Ponte.Il film, accompagnato dalle musiche meravigliose di Francesco Di Fiore, scritte per GliArchiEnsamble e Oriana Civile, parte dal tema (estremamente doloroso e delicato che appartiene da sempre all’umanità) della rinuncia alla vita, per condurre verso quel percorso a cui tutti noi siamo chiamati ovvero la ricerca del senso e dell’essenza dell’amore per la vita, sentito e visto attraverso gli occhi di chi la vita non la ama più o di chi ricomincia ad amarla, casualmente e caparbiamente: la vita che muore e la morte che viene dalla vita. Quello che si è cammina a fianco di quello che si potrebbe essere e l’amore insiste come un soffio vitale che spinge una cosa verso, o contro, l’altra.
Il tempo si restringe, si dilata, continua o si ferma in un attimo: per casualità o fortuna?
Non c’è destino senza la volonta degli uomini.
Giuseppe Gigliorosso e Paride Benassai raccontano che l’idea di scrivere questa sceneggiatura nasce una sera d’estate, ispirata da alcuni tragici episodi. I diritti furono poi venduti ai Tornatore ma non utilizzati. Solo alcuni anni dopo, chiacchierando tra amici, si riprese il filo del discorso pronunciando delle frasi che appartengono solo agli impavidi sognatori che, pur sapendo di non avere la possibilità economica di realizzare il loro progetto, sono determinati a crearla:
‘Lo facciamo questo film?’ ‘Facciamolo’
L’attore Giuseppe Santostefano racconta che questo film è un miracolo in due storie: la storia del film e la storia di chi e come lo ha realizzato.
Una cosa che mi piace da matti è il libretto che accompagna il dvd: questo è un film fatto solo di Persone e delle loro storie, ed in questo opuscolo ciascuno ha voluto raccontare il proprio modo di vivere questa esperienza. Come dire che oltre ad essere un film indipendente è anche libero, e quindi davvero partecipato.
Nei piccoli video che vengono proposti durante la presentazione si vede una squadra di amici che si abbracciano, si emozionano, lanciano sorridenti i loro cappelli rossi in aria e si divertono.
Stefania Blandeburgo ricorda che:
Non a caso in inglese recitare si dice to play.
La vita è un cammino in cui ognuno viaggia e si lega a delle cose. Gigliorosso ci racconta di aver ‘stabilito’ (buttato a caso!) ben un anno prima la data del primo ciak, il fatidico 4 aprile 2011, e ricorda che convocarono tutti senza avere fondi, né idea di quando e come avrebbero continuato. Quel che poi è accaduto è che al primo ciak sono seguiti gli altri 3.933 continuando fino alla fine, per sessanta giorni di lavoro in sette mesi, sostenuti durante le riprese dalla volontà di realizzare questo sogno e dal cibo procurato grazie all’incontro di un altrettanto folle e determinato sponsor locale che ha offerto il catering in cambio di alcune riprese.
Quando si dice: ‘qualunque cosa tu voglia fare, cominciala! La follia ha in se l’audacia.’ Lo sa bene Valentina Gebbia che questa follia l’ha sostenuta trovando, come racconta, il modo di andare avanti oltre ogni ragionevolezza.
Paride Benassai ci confida di sentirsi privilegiato a fare il mestiere dell’attore, il cui senso è incontrare gli altri per un bisogno d’amore, la necessità di sentire l’energia, quel dare grazie al quale si riceve in un circolo perfetto.
Ho rivisto il film proprio subito dopo la presentazione e ne ho riso, sorriso e pianto: tutto fatto!
I luoghi più belli del film sono gli occhi degli attori, carichi di emozionato entusiasmo e luminosa vitalità ben in vista per tutto il tempo: non hanno bisogno di nulla altro se non di una storia tanto bella e profondamente umana. Resta particolarmente nel cuore lo sguardo di Salvo Piparo che racconta che per riuscire ad interpretare il ruolo di Nicola, ha provato a specchiarsi negli sguardi dei barboni della città, peraltro senza poi riuscire a smettere, ‘al servizio di una grande fiaba finora mai raccontata’.
E come dice Stefania Blandeburgo: Perché tutti abbiamo bisogno di credere a qualcosa…
Credo che rivedrò il film di nuovo, anche per la voglia di risentire in particolare un paio di fantastici intensi dialoghi
Io non sono affatto un’esperta di cinema ma mi piacciono molto le belle storie… e questo è un meraviglioso lavoro: libero, intenso, delicato, struggente.
Pippo, Giuseppe Gigliorosso, dice: ‘I film non sono belli o brutti, son con l’anima o senza. E noi abbiamo fatto di tutto per dargli un’anima’.
A lui voglio rispondere: l’anima di questo film si lascia respirare come aria fresca, ed è una bellissima anima.
Di questi incontri e di questo film mi resta un buonissimo retrogusto che sa della bellezza di una corsa su un prato fiorito, a prescindere da cosa possa esserci o non esserci oltre, sa di curiosità per la vita, che scorre e non attende mai, sa di amore, l’unica salvezza possibile.
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