Pallone o gambe? Questo è il dilemma
Il calcio non è un gioco da signorine è un motto molto comune nella bocca degli allenatori, che spronano così le giovani leve ruzzolate a terra ad alzarsi e riprendere a giocare: le lagne in campo non sono ammesse, e non saranno un calcio sulla rotula o un ginocchio sbucciato a doverti fermare. Perché in effetti a gioco in corso spesso non tutto va come dovrebbe e i calci agli stinchi volano eccome, sganciati da avversari che, in campo almeno, stinchi di santi non sono affatto. Se il gioco stesso si chiama “del calcio“, peraltro, un motivo pure ci sarà; e come non tutte le ciambelle riescono nel buco, così non tutti i calci saranno assestati al pallone.
Tocca alla Regola 12 dirimere la questione dei falli e delle scorrettezze, e agli arbitri interpretarla e applicarla uniformemente: la dodici rappresenta per loro il vero ferro del mestiere, che se non capisci quand’è fallo puoi bene appendere il fischietto al chiodo. Perché ecco, se confondi la gamba dell’avversario per il pallone, puoi pure farlo, ma ci sono delle conseguenze. In particolare, sarà accordato alla squadra avversaria un calcio di punizione, che può essere diretto (ovvero sarà possibile segnare direttamente una rete su calcio di punizione) o indiretto (l’arbitro fischierà col braccio alzato e non sarà possibile segnare direttamente una rete su quella punizione) secondo le circostanze. Vediamole, con l’avvertenza che al confronto un manuale di diritto penale potrebbe risultare lettura più agevole.
A proposito di fallacci, gira una leggenda, che forse si potrebbe considerare una miocuginata, che aveva come protagonisti due gemelli argentini. Dunque: questi due militavano nella stessa squadra e facevano letteralmente impazzire le difese avversarie, scambiandosi i ruoli e mettendo in difficoltà i difensori avversari con dribbling e stili di gioco differenti. Quando il difensore credeva di aver imparato le movenze dell’avversario, ecco che si trovava di fronte il fratello ed era punto a capo. Un giorno un difensore avversario, probabilmente avanzo della peggior galera di Buenos Aires, decise di metter fine alla farsa troncando la gamba ad uno dei due. L’altro, senza la controparte genetica, perse l’imprevedibilità che ne aveva caratterizzato il gioco con il gemello. Di lì a poco decise di abbandonare anch’esso la palla di cuoio. Non ci è dato sapere altro. Tristezza e sipario.
non occorrono falli più gravi del solito per vedere la palla sul dischetto, e almeno in teoria lo stesso fallo punito a centrocampo, se fosse avvenuto nell’area di rigore, avrebbe avuto esito nella massima punizione
Il calcio di punizione è una delle azioni più caratteristiche del gioco del calcio. Per vedere una punizione come Dio comanda, si può giustificare un intervento al limite del codice penale. Come dire: per una pennellata di Zico si perdona un’entrata a piedi uniti di McVattelapesca. Il fatto è che prima di Zico c’è proprio McVattelapesca. E lo spettacolo è spesso indecoroso. Sul web si trovano falli di tutti i tipi, anche tremendi. Non è nostra intenzione pubblicizzare comportamenti al di fuori di ogni logica. Ci limitiamo a questo fallo di Peter Crouch del Liverpool, per nulla delicato ma, per fortuna, senza conseguenza alcuna per l’avversario.
Un calcio di punizione indiretto è previsto invece in soli quattro casi: gioco pericoloso (che non prevede il contatto e che può essere attivo o passivo, ovvero con la gamba tesa all’altezza della testa così come la testa all’altezza delle gambe), ostruzione (ovvero interporsi tra avversario e pallone allo scopo di rallentarlo, col pallone lontano e senza contatto con l’avversario), disturbo al portiere che controlla il pallone con le mani e vuole liberarsene, e per riprendere il gioco dopo un’ammonizione.
Questo è il caso tipico in cui si punisce la simulazione, ovvero quella specie di tuffatori tra gli attaccanti che fingono di aver subito un fallo in area di rigore nella speranza di trarre in inganno l’arbitro. Ebbene, la simulazione di fatto non esiste come fallo. L’arbitro interrompe il gioco per ammonire il giocatore che voleva prenderlo per il c… trarlo in inganno, e lo riprende con un calcio di punizione indiretto a favore degli avversari. Vale a dire che sarebbe impossibile per la giacchetta nera punire una simulazione solo tecnicamente.
Diciamocelo, di tutti i comportamenti sul terreno di gioco la simulazione è probabilmente il più odioso. Poi vabbè, si sa che in partita il fine giustifica i mezzi. A proposito, vi racconterò questa cosa che mi successe qualche anno fa. Si giocava un torneo di montagna. Squadra (nostra) raffazzonata, tirata su alla solita maniera: giocatori ramazzati tra quelli con l’occhio più lucido nelle sagre di paese. Ci presentiamo al campo. Allenatore, se così lo si può chiamare, mai visto. Ci disponiamo in campo alla bell’e meglio. Finisco in difesa. Ma io non ho mai giocato in difesa! Ma perché? Niente da fare, il mister (?) non vuole sentire ragioni. Marca il 9. E nove sia. E mi va anche bene!
Poi però, sul finire, il 9 lascia il posto al 13, un tipetto con la faccia furba di faina e il corpo esile e nervoso. Mi guarda con occhietti vispi e sorride. Alla prima azione lo sfioro e lui si butta in terra, grida, piange, invoca la mamma e pure la Madonna. Calcio di rigore. L’arbitro non vuole sentire ragioni. A fine partita il farabutto mi avvicina e mi fa: scusa, ma il gioco è gioco. Come dice sempre tua mamma, ribatto io. E guadagno gli spogliatoi.
scusa, ma il gioco è gioco. Come dice sempre tua mamma, ribatto io.
In gergo tecnico il passaggio all’indietro verso il portiere prende il nome di alleggerimento. Sebbene non sia più possibile per il portiere raccogliere la palla con le mani, questo tipo di azione si rivela spesso utile per allentare la pressione sulla difesa e ripartire. Attenzione, però! Il portiere è l’ultimo uomo prima della porta e se il pallone non glielo date come si deve l’azione finirà in tragedia! Guardare per credere.
Ci sono poi casi di punizione indiretta previsti in altri punti della regola. Sia l’infrazione di fuorigioco che ogni caso di doppio tocco dello stesso calciatore su ripresa del gioco saranno puniti in questo modo.
Il fischio dell’arbitro rimette ordine in campo attribuendo i falli, ma non è tutto, e quando il gioco si fa duro bisogna anche ricorrere alle sanzioni disciplinari. Il cartellino giallo è usato per comunicare che un calciatore titolare, di riserva o sostituito è stato ammonito. Il cartellino rosso è usato per comunicare che un calciatore titolare, di riserva o sostituito è stato espulso. Già, si possono espellere anche i giocatori sostituiti! Due gialli equivarranno poi a un rosso, la cosiddetta doppia ammonizione. I cartellini sono però riservati ai calciatori: se l’arbitro dovrà cacciar via un allenatore lo farà a gesti, e si dirà di lui che è stato non espulso, ma allontanato. La curiosità vera è che l’arbitro può prendere provvedimenti disciplinari sia prima che dopo l’inizio della partita: l’autorità di sventolare cartellini ha inizio dal momento in cui entra sul terreno di gioco fino al momento in cui lo abbandona dopo il fischio finale. Il Regolamento si fa qui molto molto tecnico, e di buon grado ve ne rendiamo atto dando inizio alla sagra delle curiosità.
Sappiate per esempio, e per cominciare, che un calciatore espulso non può placidamente accomodarsi in panchina, ma deve abbandonare il recinto di gioco (per sapere cos’è vi rimandiamo alla Regola 1), e la partita non potrà riprendere prima che lui ne sia uscito.
Ora, voi certamente pensate che questo non comporti nulla di grave, ma se aveste conosciuto quel tale che un anno giocò nella squadra del mio paese, beh, sono convinto che non avreste la stessa idea. Questo bel tomino era quanto di più scorretto ci sia su un campo di calcio: scorretto, nervoso, rissoso. E come non bastasse, aveva una stazza davvero notevole. Un giorno in cui era particolarmente irretito l’arbitro estrasse il cartellino rosso e si scatenò il finimondo. Ci vollero perfino due carabinieri per placarne l’ira funesta. La partita poté ricominciare solamente dopo un quarto d’ora abbondante. Vedete voi.
Si diceva nel frasario mitico del calcio che la carica spalla contro spalla è consentita. Vero, e lo precisa pure il Regolamento: l’atto di caricare un avversario consiste nel tentativo di conquistare lo spazio usando il contatto fisico con il pallone a distanza di gioco senza fare uso di braccia o gomiti. Senza esagerare si può fare. Perché non è uno sport per signorine. Se però la carica di spalla si raddoppia, l’azione diventa un sandwich ed è vietata, essendo assimilata a una trattenuta: per i panini ci sarà tempo dopo la partita.
Nel Libro dei Miti nati al Bar dello Sport si parla spesso anche del fallo di mano. Occorre fare chiarezza. Il fallo di mano implica un contatto volontario tra il pallone e la mano o il braccio di
un calciatore. Per stabilire la volontarietà, l’arbitro, non avendo la sfera di cristallo né il tempo di fare indagini, deve prendere in considerazione i seguenti criteri: il movimento della mano in direzione del pallone (non del pallone in direzione della mano); la distanza tra l’avversario e il pallone (pallone inaspettato); la posizione della mano. Un fallo di mano involontario non sarà mai punito né tecnicamente né disciplinarmente. E inoltre un fallo di mano resta un fallo come ogni altro, e non implica necessariamente l’ammonizione, che sarà comminata solo se col fallo di mano si è interrotta una importante azione avversaria o se si è tentato di ingannare l’arbitro.
Il più famoso fallo di mano, va da sé, è quello di Maradona che permise all’Argentina di sconfiggere l’odiata Inghilterra al mondiale 1986. Ma visto che quelle immagini sono oramai impresse nella mente di ogni calciofilo, preferiamo proporvene un altro. Non solo: volendo noi dare il buon esempio abbiamo scelto questo goal di mano di Klose, attaccante tedesco della Lazio, il quale subito dopo aver segnato con la destra si pente e ammette il gestaccio. Complimenti Miroslav.
Questa però è bella: il toccare il pallone con un oggetto tenuto nella mano (come indumenti,
parastinchi ecc.) e il colpire il pallone lanciando un oggetto (scarpa, parastinchi ecc.) è considerato come un’infrazione alla stregua di un fallo di mano. Vale a dire che se un difensore lancia una scarpa contro il pallone che sta entrando in porta e impedisce così una rete, sarà punito come se l’avesse impattato con la mano: espulsione (impedire una rete è condotta gravemente sleale) e calcio di rigore. Ma il bello viene adesso: se nella stessa circostanza si tratta del portiere, questo sarà soltanto ammonito, e il calcio di punizione sarà indiretto, in virtù del fatto che egli ha diritto di prendere il pallone con le mani. Vale la pena di inserire il lancio della scarpa nell’allenamento dei portieri.
Intorno alle ammonizioni, poi, se ne dicono di tutti i colori. Per esempio, sappiate che lasciare il terreno di gioco per festeggiare una rete non è di per sé un’infrazione passibile di ammonizione, così come il fatto che il capitano possa protestare o chiedere spiegazioni all’arbitro è una mera leggenda popolare: le Regole del Gioco non conferiscono al capitano uno status speciale o dei privilegi particolari: anzi egli è responsabile per il comportamento della propria squadra.
Di grande interesse il lunedì mattina è poi il cosiddetto fallo da ultimo uomo. Intanto non è necessario che si verifichi in area di rigore. Contano molto invece la distanza dalla porta, la possibilità di controllare il pallone, la direzione e lo sviluppo del gioco, la posizione e il numero dei difensori. Non rileva invece se a dirigersi verso la porta è Higuain o l’ultimo brocco che calchi i campi di calcio. E sappiate che un fallo da ultimo uomo si può commettere pure con un semplice gioco pericoloso: anche se il fallo è punito con un calcio di punizione indiretto, dal punto di vista disciplinare sarà comunque espulsione, perché in ogni caso è stata impedita la segnatura di una rete.
E cosa dire, infine, di tutti quei rigori che si dice in ufficio che non fossero rigori perché il fallo ‘era iniziato prima‘? Risponde il Regolamento, papale papale: se un difensore inizia a trattenere un avversario fuori dell’area di rigore, ma finisce di trattenerlo all’interno di detta area il fallo dovrà ritenersi concretizzato all’interno dell’area e pertanto l’arbitro accorderà un calcio di rigore.
Ed ecco sgombrato il campo anche da questo equivoco.
Appuntamento a lunedì prossimo: parleremo dei calci di punizione, e ne vedremo di prodezze!
Sorpresi di aver scoperto cose nuove sullo sport che più amate e che credevate di conoscere a menadito? Curiosi di saperne di più? Scaricate qui una copia del Regolamento del Gioco del calcio: avrete di che parlare con gli amici!