Saluti e baci
Tutti si baciano. Nell’era nella quale cresce, a dispetto delle reti telematiche e dei social, l’incomunicabilità (ricordate il regista Michelangelo Antonioni?), tutti si baciano. Non è un gesto di affetto, un gesto gentile, una vicinanza umana. Ma un saluto, e per di più distaccato.
A volte pare di vivere come in un vecchio romanzo di Isac Asimov, nel quale ormai le persone vivono singolarmente, senza toccarsi mai (dal punto di vista mentale almeno), eppure poi ci si bacia. Talora anche alla prima occasione di saluto dopo un incontro casuale. Ma il bacio è solo una propaggine di un corpo che mostra di avvicinarsi mentre in realtà si inarca allontanandosi un po’.
Perdono terreno le strette di mano vigorose, virili si sarebbe detto un tempo: un vero contatto tra sconosciuti e conosciuti, un gesto antico di fiducia: ci si è dati la mano a dimostrazione del fatto che non si sarebbe estratta l’arma pendente sul fianco sinistro.
Quel gesto appunto si è fatto lezioso, perdendo però il significato di legame che comunque un bacio comporta. Un bacio senza emozione o sentimento. Mollato lì sulla guancia, talora a distanza di qualche centimetro da quel bersaglio.
Una sorta di baciamano (che nessuno fa più alle signore e che comunque queste non saprebbero ricevere) ma rivolto in alto, verso un territorio estraneo chiamato appunto guancia.
E’ una delle contraddizioni del nostro tempo. Certo non la più grave né la più perniciosa. Solo significativa di un costume, dove l’apparire guadagna progressi a danno dell’essere. Anche nei saluti. D’altra parte il povero Giuda, in termini di fama negativa, paga ancora le conseguenze di un suo bacio. Nel nostro caso i rischi sono molto inferiori. Al massimo una impercettibile ipocrisia.