Il paradiso secondo me (Dante rmx)
In un non meglio precisato giorno d’autunno mi trovavo a Ravenna innanzi alla tomba del Vate. Me ne stavo davanti al mausoleo di cotanto uomo mentre l’azzurro regnava in un cielo assolato e terso. L’aria umida profumava di balcani, i gabbiani perdevano penne in ogni dove e la parlata romagnola si ricamava di veneti orpelli.
Se la giornata fosse stata tetra e cupa avrei pensato all’inferno da costei descritto, mentre se i raggi del Sole fossero trapelati tra una lieve coltre di nubi avrei elucubrato sul purgatorio. Ma così non era e allora la mia mente se ne andò in Paradiso.
Io e Dante ci possiamo dare del tu. Non ch’io mi diletti con terzine e castighi, ma per il semplice motivo che alla mia festa di laurea mi cacciarono indosso tunica e cappuccio rossi, mi cinsero la testa d’alloro e cacciarono in mano un paio di bicchieri. A Dante tutto ciò piacque molto, anche il mojito non disdegnò, e da allora ci capita di conversare amabilmente e paragonare le nostre epoche così lontane. Quel giorno, come detto, avevo in testa il Paradiso e per non farmi riconoscere come matto dai russi discesi senza tasse da San Marino, abbozzai in silenzio un personalissimo paradiso.
Visto che si parla di mattino, io eviterei quelle mattinate assolate fin dai primi bagliori. Lasciamo un po’ di bruma a celare il sole. Che la giornata si sveli lentamente, come un dono da scartare.
Se mi permetti, però, senza scomodare tutto quel ben di Dio, nel mio paradiso personale mi basterebbe la luce del sole di maggio, quei raggi che pizzicano e tirano la pelle ancor bianca e fredda del viso e del petto. In quanto a quel coro celeste che inebria tutti e nove i cieli del tuo paradiso, niente da dire, te l’appoggio in pieno. Se però mi è permesso, la playlist me la faccio da solo.
Ma certo, un paio di canti gregoriani li lascio, ci mancherebbe. Però sul risveglio mattutino non transigo: Good Vibration dei Beach boys. In particolare quel falsetto in mezzo alla canzone che fa I’m pickin up good vibrations / She’s giving me excitations / I’m pickin up good vibrations oom bop bop good vibrations.
Gli angeli canterini te li lascio scegliere a te. Su questo hai carta bianca. Ah, giusto. Visto che si parla di mattino, io eviterei quelle mattinate assolate fin dai primi bagliori. Lasciamo un po’ di bruma a celare il sole. Che la giornata si sveli lentamente, come un dono da scartare.
Per quanto riguarda i fiumi, Dante mio, sfondi una porta aperta. Tu li chiami Lete e Eunoe e io li chiamo Magra e Mangiola e ognuno, in fondo, li chiama un po’ come gli pare. Ma in paradiso il fiume non può mancare. Il fiume è quanto di più simile al paradiso io possa immaginare. L’acqua zampilla tra i sassi, le trote eseguono avvitamenti e carpiati nel loro tentativo di risalire la corrente e il sole dilata la sua immagine su tutta la superficie dell’acqua. Il vento asseconda il cammino del fiume e porta in dono l’odore acre dei pini di montagna e quello più delicato dei fiori di valle. L’acqua crea un dolce suono che si accorda con il fruscio ritmato delle foglie sfiorate dal vento, i gabbiani giungono da ogni parte e rendono omaggio. E tutto attorno è pace, quiete, gioia di vivere.
Non ho un’ideale di perfezione e anzi: la perfezione mi sta pure sulle palle.
Infine vorrei avere due birre in corpo a stomaco vuoto. Nervi inebriati veicolano pensieri felici, la mente apre i cancelli, le parole pascolano senza timore di pastore alcuno. La bocca è pastosa, il petto si apre come fosse un unico, immenso, chakra. E’ il momento in cui sopporti tutto e tutti. La routine, l’ignoranza persino. Mi piacerebbe, quelle due birre, berle sulla riva di un fiume, con i Kinks in sottofondo e Napoleone seduto al tavolino con me.
Un po’ d’ironia, Dante mio, suvvia. Ma certo che al tavolino vorrei conversare con te. Un’ultima richiesta ho da fare: qualche temporale estivo e un balcone dove poterlo guardare. Giusto, dimenticavo: un mio amico immaginò di camminare scalzo. Non è una brutta idea. Almeno in paradiso sarebbe bello non doversi preoccupare di dove si mettono i piedi. Alla fine mi accontento di poco. Parlane col Capo.