Sono studente e povero
“Sono studente e povero” (da Rigoletto di Giuseppe Verdi)
In un sabato piovoso e con un cielo grigio quasi autunnale mi ritrovo a incontrare tanti giovani cantanti. Salgo le scale di un palazzo d’epoca del centro città. Già dalla strada sento i gorgheggi di alcuni studenti di canto. Appena entro mi accolgono con sorrisi e cordialità. Mi conoscono ma ogni volta percepisco che i loro abbracci siano dedicati a chi non c’è più e ciò che io simboleggio per loro. In un angolo un pianoforte con una bravissima pianista e al centro della stanza un giovane mezzosoprano studia, prova e riprova, una romanza d’opera. Di fronte a lei il famoso cantante Lucio Gallo. Alto ed elegante Lucio la incoraggia, poi la ferma per ripetere un suono o una frase. Infine canta insieme ai giovani con l’intento di trasmettere la sua arte. Ogni suono è accompagnato a un gesto della mano e a un espressione del volto quasi a voler rendere palpabile agli occhi ciò che il suono è. Ascolto con curiosità queste giovani voci che si aprono al mondo dell’arte. Ne conosco tanti e tanti ne ho conosciuti: alcuni di loro calcano le scene e quando si esibiscono fremo e gioisco con loro. Altri dopo tanti anni di studio e impegno hanno rinunciato sconfitti da un mondo che è dorato solo all’apparenza. Studiano con impegno e con passione. La passione! Solo l’amore per il canto e l’opportunità unica che essi hanno di poter esprimere le proprie emozioni attraverso la voce sostiene il duro e lungo lavoro.
Cambio luogo ma stessa scena: concerto di laurea di un giovane tenore. Sullo schermo un video che ritrae Luciano Pavarotti un mostro sacro della lirica; sul palco, elegante ed emozionato, il giovane che si esibisce davanti al pubblico e alla commissione esaminatrice. Due immagini che mi porto dentro, e cominciano a danzare nella mia mente suoni e volti. Studiare canto sulle orme dei grandi. Fatica e impegno per riuscire a emettere un suono o un acuto. La tastiera del pianoforte come scala per raggiungere il DO. Ho sentito vocalizzi per riscaldare la voce, ho visto trepidazione per un raffreddore. Sono stata con loro alle audizioni per sostenerli conoscendo la psiche del cantante d’opera. Insicuri ed egocentrici hanno necessità di essere confermati continuamente. Pronti a mollare tutto alla prima sconfitta non riescono a vivere senza la musica e continuano a studiare e impegnarsi. Mondo incantato quello della lirica per il quale sono pronti a lasciare patria, parenti e amici. Tutto per inseguire un sogno. Giovani pronti a trasformarsi in eroine innamorate o coraggiosi protagonisti; vegliardi re o sommi sacerdoti. Ho visto giovani orientali immergersi in una cultura e in una lingua che non appartiene alla loro storia per coronare quel sogno.
Quante ore di studio e quanto impegno per riuscire a realizzare la loro aspirazione fatta di teatri, colleghi e direttori d’orchestra; giorni pieni di prove estenuanti con i registi. Sere trascorse in solitudine in Hotel di città delle quali conosci solo il tragitto che porta al teatro, in compagnia soltanto della musica e lo spartito dell’opera da tenere tra le braccia. Per questo e per altro auguro loro perseveranza e fiducia.
Ringrazio Fabrizio Pollicino e l’associazione Arte e suoni.