Avere trenta e qualcosina in più anni
Un paio di giorni fa, tra un servizio e l’altro, mi sono trovato a passeggiare in un giardino pubblico nelle prime ore del mattino. Un paio di pensionati, due badanti dell’Est, tre madri e un papà con altrettanti passeggini. I giardini pubblici sono come le palestre: ogni fascia d’orario ha la sua categoria di riferimento. Allora, mentre posavo le natiche tra un Mirko I love e un Ale e Manu 4ever friends, iconografia tipica del turno del primo pomeriggio, mi sono detto: Hey, Matteo, sei tu quello fuori luogo qui in mezzo. E tronfio nella mia beata gioventù mi sono acceso una sigaretta e ho iniziato a sbuffare verso il cielo mentre nella testa mi passano canzoni punk e immagini di James Dean al volante di una sfavillante Cadillac.
Così, mentre il buon vecchio James ha imboccato il bivio per Chattanooga, il papà mi è passato davanti con la sua Cadillac a quattro ruote e trazione umana. I nostri volti si sono incrociati. Questo mi par proprio di averlo già visto, mi son detto. L’ho guardato allontanarsi e ascoltato remixare a mo’ di ninna nanna una hit del momento. Massì cazzo, era in classe con me. Me lo ricordo benissimo. Come si chiama? Ah, ma cosa ti frega di come si chiama? E l’ho lasciato andare mentre la sua scia fatta di tasse, mutui, dottori, antibiotici, ciucci, mestruazioni muliebri e tanto altro mi ha ricordato che James Dean se n’è andato a venti e qualcosa anni e io sono proprio un coglione. Ho cercato rifugio nelle tre mamme, ma almeno due dimostravano un’età simile alla mia e le badanti mi son parse pure più giovani del sottoscritto.
Ma lo sa, Signora mia, che sono nel bel mezzo di una crisi esistenziale? Non mi rompa i coglioni, per la Madonna
Ho guardato il cielo e mi è parso che uno stormo di piccioni cagatori avesse formato nell’aere la scritta: e tu che intendi fare di questi trenta e qualcosina in più anni? La gente mi sfiora e non può capire. Ma lo sa, Signora mia, che sono nel bel mezzo di una crisi esistenziale? Non mi rompa i coglioni, per la Madonna. Guadagnato casa ho acceso il PC in cerca di programmi per la serata. Oramai il dado è tratto, mi son detto, si cambia vita. Ma Facebook mi ha ricordato che il mio compagno di banco si è sposato da due mesi e metà della mia compagnia passa la serata a cambiare pannolini o coccolare femmine dormienti davanti a Tv ululanti, due quinti sono altrove e fan carriera e poi ci sono io. Ho chiesto, programmato, inventato, scomodato amanti recenti e fiamme lontane, ma tutto quel popò di chat è terminato in un “magari si fa una cena tutti insieme più avanti”. E allora ho chiuso tutto e ripromesso di fargliela pagare a quei babbei. Che quando io progettavo l’universo ancora giravano con la bici a rotelle.
Ho fatto due passi fuori casa in cerca di locali alternativi, ma per quelli della mia età pare non esserci locale adatto. O più giovani, o più vecchi. O prima o dopo. O pre o post. Ho bestemmiato un po’ tra me e me. Se non ricordo male devo aver incolpato anche Cristo Gesù di aver permesso di farmi arrivare a trenta e qualcosa senza un senso preciso da assegnare alla mia vita. Che ci stai a fare lassù? Sei pure juventino, ci scommetto.
Infine ho fatto quel che mi riesce meglio: mi sono infilato in un bar e ho ordinato da bere. Uno spritz, grazie. Poco ghiaccio.
Giaccio effettivamente era poco. Ma perché due cannucce? Sono da solo imbecille, non mi vedi? Attorno a me under trenta e over quaranta. Ho preso entrambe le cannucce in bocca e succhiato avidamente finché il ghiaccio ha perso il colore. Anch’io devo aver perso colore. Ci scriverò su, mi sono detto. Ma avrò abbastanza amor proprio da non scrivere il finale.