ACAB, All Cats Are Beautiful
Il neologismo di oggi è ACAB, iniziamo la settimana con un acronimo.
Queste quattro lettere che fanno la loro apparizione a caratteri cubitali su muri, braccia, stadi e magliette stanno per All Cops Are Bastards, “tutti i poliziotti sono bastardi”. ACAB è un’espressione che nei suoi cent’anni di vita ha mantenuto una forma intatta; a mutare sono state le diverse sfumature di significato di chi l’ha adottata. Una sigla che ha viaggiato fra città, lingue e generazioni colorandosi di interpretazioni specifiche di gruppi di persone – anche agli antipodi –, spaziando dalla musica alla politica e dalla tifoseria alla ribellione.
Usi e origini ACAB compare nel linguaggio orale negli anni ’20 nel Regno Unito, facendo le sue prime apparizioni scritte negli anni ’40 come tatuaggio sulla pelle di quegli Inglesi che hanno avuto problemi con la polizia britannica. Poi arriva il punk degli anni ottanta e l’espressione si diffonde dopo che i The 4-Skins decidono di chiamare ACAB un loro brano; il movimento degli skinhead lo adotta come slogan e il passaggio alla tifoseria è breve: gli hooligan sublimano la loro antipatia verso le forze dell’ordine con sole quattro lettere.
Nello stesso decennio le influenze di questa subcultura attraversano le dogane e arrivano in Europa, con valigie piene di anfibi Dr. Martens, polo Fred Perry, tatuaggi e modi di dire. Ed ecco il nostro ACAB approdare negli stadi italiani fra le file dei tifosi e degli ultras delle squadre di calcio. Successivamente, nel 2007, Treccani lo annovera fra i neologismi della lingua Italiana. Considerato l’excursus è interessante valutare la presenza di ACAB nell’Italia di oggi: è adottato da gruppi politici anti-autoritaristi, da neofascisti, viene sbandierato negli stadi, dà il nome al film di Stefano Sollima, riecheggia fra le pareti carcerarie e lo scrive qualche liceale sulle pareti dei bagni con l’uniposca.
È utile questa parola? È bella? È un’impresa ardua quella di valutarne l’utilità o la bellezza: di certo non mi vengono in mente molti esempi di frasi che contengano ACAB, ma queste quattro lettere le avrò viste centinaia di volte messe in fila. Penso che in questa occasione sia più interessante abbandonare il punto di vista puramente linguistico e riflettere sulla forza poderosa dell’acronimo capace di sopravvivere nel tempo e indagare sulle trasformazioni camaleontiche del suo significato in relazione alle bocche che lo pronunciano, alle mani che lo tracciano e al periodo storico.
Poi c’è il simpaticone che lo stravolge in All Cats Are Beautiful, tutti gatti sono belli.