Arbitro, è fuorigioco!
Un giocatore si dice in posizione di fuorigioco quando, nel medesimo istante in cui un compagno gli passa il pallone, nel semipiano definito dalla retta passante per il giocatore e intersecante perpendicolarmente le linee del fallo laterale e contenente la porta avversaria vi siano meno di due giocatori avversari, a meno che nello stesso semipiano non vi sia presente il compagno che gli passa il pallone.
Così Nonciclopedia definisce la Regola del Fuorigioco, numero 11, regola principe del gioco, senza la quale il calcio non assomiglierebbe più a se stesso. E insieme regola tra le più ostiche, incubo delle fidanzate che devono far finta di conoscerla, ossessione di difensori e attaccanti, croce degli arbitri e delizia dei commentatori sportivi.
Un calciatore si trova in posizione di fuorigioco – dice la Regola – quando è più vicino alla linea di porta avversaria rispetto al pallone e al penultimo avversario. Detta così pare semplice. Non lo è. Essere in posizione di fuorigioco non è di per sé un’infrazione, e si viene puniti solo se nel momento in cui un compagno gioca il pallone ci si trova in quella posizione e poi, sugli sviluppi dell’azione, si interviene nel gioco, si influenza un avversario o si trae vantaggio dalla posizione irregolare. Nel qual caso sarà concesso alla squadra avversaria un calcio di punizione indiretto, che andrà battuto dal punto in cui ci si trovava quando il pallone è stato passato dal compagno.
regola tra le più ostiche, incubo delle fidanzate che devono far finta di conoscerla
Ci sono poi casi in cui non si può essere mai in fuorigioco, ovvero quando: ci si trova nella propria metà del terreno di gioco; ci si trova in linea con il penultimo avversario; si riceve direttamente il pallone su calcio di rinvio, rimessa dalla linea laterale o calcio d’angolo.
E non è mica particolare da poco. Perché se voi effettuate un lancio abbastanza potente con la rimessa laterale, beh, potrete lanciare il vostro compagno in porta o permettergli di appoggiare a rete senza preoccuparsi della regola del fuorigioco. Ma ci vuole un braccio bionico, direte voi. Oppure ci vuole l’estone Risto Kallaste, rispondiamo noi. Ristochi? Vedete un po’ qui.
Sul filo di quella linea immaginaria si sono cimentati i talenti più grandi che il calcio celebra ancora. Riva, Shearer, Paolo Rossi, e Pippo Inzaghi, vero maestro del gol di rapina, con tutte quelle reti sempre uguali, lui e un portiere da scartare, lui sempre così abile a partire un attimo prima del difensore che lo marca, sul limite di quella fatidica e invisibile linea del fuorigioco. Quel ragazzo deve essere nato in fuorigioco, disse di lui Alex Ferguson, dopo aver appreso che Inzaghi sarebbe il giocatore finito più volte in fuorigioco nella storia del calcio.
Quel ragazzo deve essere nato in fuorigioco, disse Alex Ferguson di Pippo Inzaghi
E così gli attaccanti del calcio devono avere, in virtù di questa regola, la posizione come istinto e percezione naturale, quasi animalesca. Un senso del territorio e della posizione che deve scorrere nel sangue assieme all’adrenalina e al testosterone, e ci perdonino le ragazze del calcio femminile. Un impulso importante tanto quanto l’istinto del gol, quello che ti fa insaccare il pallone quando sei davanti alla porta. Forse anche di più, perché senza senso della posizione davanti alla porta non ti ci ritrovi proprio.
i guardalinee finivano per alzare la bandierina ogni qualvolta Baresi alzava il braccio
Agli albori del calcio segnare era molto più difficile. Inizialmente si prevedeva che fra il giocatore che riceveva un passaggio e la porta avversaria vi fossero perlomeno quattro giocatori avversari. Nel 1866 il fuorigioco passò a tre uomini, e risale al 1907 la regola che punisce il fuorigioco solo nella metà campo avversaria. Ma il fuorigioco come oggi lo conosciamo è venuto fuori dalla modifica del 1926, senz’altro quella che più ha influenzato la storia del calcio, quando si passò dal fuorigioco a tre a quello odierno a due giocatori. Il numero di reti aumentò esponenzialmente, e le tattiche di gioco dovettero adeguarsi rapidamente alla novità. Le difese salivano e imparavano a stare allineate. Da regola che era, il fuorigioco assurse a tattica. Era nato il calcio moderno.
Così come gli attaccanti si muovono sul filo del fuorigioco, altrettanto sul filo si muovono le definizioni della Regola, tanto più sottili quanto cruciale è la sua interpretazione. Vediamole.
Più vicino alla linea di porta avversaria si riferisce a qualsiasi parte della testa, del corpo o dei piedi del calciatore. Le braccia però sono escluse. Questa disposizione tuttavia è recente: fino alla stagione 2004/05 vigeva la regola della luce: occorreva cioè che l’evanescente linea del fuorigioco fosse spessa abbastanza da far sì che tra l’attaccante e il difensore passasse della luce, affinché il primo potesse essere considerato in fuorigioco.
Intervenire nel gioco significa giocare il pallone passato o toccato da un compagno;
Influenzare un avversario significa impedire ad un avversario di giocare o di essere in grado di giocare il pallone, ostruendogli chiaramente la linea di visione o contendendogli il pallone;
Da regola che era, il fuorigioco assurse a tattica. Era nato il calcio moderno.
Però mettere in fuorigioco un attaccante è così facile, avrà pensato qualcuno. Basta uscire dal terreno di gioco e paffete! Fuorigioco. Sarebbe bello, ma non è così. E non vi lasceremo senza curiosità al cospetto della Regola più ostica che il Regolamento conosca. Prima, però, regaliamoci questo che oramai possiamo definire un classico dei video dedicati a calcio e telecronache. Ve lo proponiamo perché c’è di mezzo il fuorigioco. No, non è vero. Ve lo proponiamo perché fa a dir poco sbellicare.
Ogni difensore che esce dal terreno di gioco – recita la Regola – dovrà essere considerato, ai fini del fuorigioco, come se fosse sulla propria linea di porta o su una linea laterale. Se il calciatore esce dal terreno di gioco intenzionalmente, dovrà essere ammonito alla prima interruzione di gioco.
E se lo fa l’attaccante? Anche qui soccorre il Regolamento, che assicura par condicio: Se un attaccante rimane immobile dentro la porta mentre il pallone supera la linea di porta – si legge – la rete sarà valida. Tuttavia, se tale attaccante distrae un avversario, la rete non dovrà essere convalidata, ed il calciatore ammonito per comportamento antisportivo. E ben gli sta.
Purtroppo ciò non vale per quanto riguarda gli spalti. Che poi spalti, a volte, è una parola un tantino grossa. Perché l’esempio che vi voglio fare parla di una squadra di amatori e il campo non è che una distesa di terra con qualche ciuffo d’erba. Attorno al campo c’è un recinto e dietro una delle porte si sistemano i tifosi. Teppaglia della peggior stirpe, ve lo assicuro. Gente che farebbe di ogni per disturbare un avversario. Ecco allora che in una partita particolarmente combattuta, uno degli avversari prende palla e sarebbe a tu per tu con il portiere, ma da dietro la porta si ode un Fermati! Sei in fuorigioco! Il giocatore si ferma un attimo, pare pensarci su. E perde l’attimo vincente. Di chi è colpa? Dell’educazione, forse.
Ci vediamo la settimana prossima con la Regola 12: Falli e comportamenti antisportivi. Ce ne saranno da dire…
Sorpresi di aver scoperto cose nuove sullo sport che più amate e che credevate di conoscere a menadito? Curiosi di saperne di più? Scaricate qui una copia del Regolamento del Gioco del calcio: avrete di che parlare con gli amici!